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Matrix: i sequel furono un'esperienza da dimenticare (anche a causa di Stanley Kubrick...)

Il quarto capitolo del franchise Matrix ha riunito Lana Wachowski e gli attori Keanu Reeves e Carrie-Ann Moss, oltre ad avere riportato sul set il direttore della fotografia Bill Pope, storico collaboratore dei registi fin dai tempi di Bound. Il lavoro su Matrix, primo capitolo della saga datato 1999, fu grandioso ma i sequel (Matrix Reloaded e Matrix Revolutions) non furono assolutamente all'altezza, come lo stesso Pope ha affermato durante un podcast con il collega Roger Deakins.

"Tutto ciò che di buono c'era nel primo capitolo non si è ripetuto per gli altri due. Non eravamo più liberi, eravamo osservati, c'era molta pressione. Non mi piacevano, sentivo che dovevamo cambiare direzione. C'erano frizioni e problemi personali, e questo sullo schermo si percepisce, secondo me. Non è stato uno dei momenti migliori, per me come per gli altri. Le Wachowski avevano letto quel maledetto libro di Stanley Kubrick in cui si dice che gli attori non forniscno performance credibili fino a che non li distruggi, quindi via a 90 ciak! Vorrei resuscitare Kubrick e ucciderlo".

Secondo Pope le Wachowski adottarono la mentalità del girare più ciak possibili, trasformando l'esperienza in una sorta di tortura: "C'è qualcosa nel girare così a lung, 276 giorni di riprese, che è paralizzante, e questo paralizza anche il film. Ci sono dei limiti che non andrebbero mai superati".

Fonte: IndieWire

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