Alla Mostra del cinema di Venezia è passata The New Pope, nuova serie di Paolo Sorrentino che fa seguito a quanto raccontato in The Young Pope. 9 episodi in tutto per la seconda stagione, di cui sono stati mostrati al Lido il secondo e il settimo. In linea con una strategia promozionale ed elusiva che aveva già fatto sua Nicolas Winding Refn all'ultimo Festival di Cannes, portando in Croisette il quarto e il quinto episodio di Too Old to Die Young.
Evento speciale fuori concorso, The New Pope, da ciò che abbiamo avuto modo di vedere, è l’ennesimo distillato del Sorrentino più estremo e privo di filtri e freni inibitori. Come se il linguaggio seriale, col suo ritmo interno e segmentato, provvedesse a liberare definitivamente la forza immaginifica delle sue singole sequenze e il taglio sfacciato e aforistico della sceneggiatura firmata, in questo caso, col fido Umberto Contarello e Stefano Bises. L’impressione complessiva non può che essere parziale, dato la porzione ristretta di racconto visionata, ma la sensazione è che il regista napoletano abbia forzato ulteriormente la mano, spingendosi un po’ più in là nell’esplorazione dei conflitti e delle fratture - tra il santo divismo e la santità divina, tra il sacro e il profano - rispetto a quanto fatto in The Young Pope.
All’inizio del secondo episodio il Pio XIII di Jude Law, a seguito di un twist che non riveliamo, è in coma e il cardinale Voiello, interpretato da un mellifluo e ombroso Silvio Orlando, riesce a far salire al soglio pontificio Sir John Brannox, aristocratico inglese dai modi eleganti e alteri. Un Papa in netta discontinuità col predecessore, che dà alla serie un tono diverso e delle atmosfere più impalpabili e sotterranee. Ovviamente è impossibile sciogliere i nodi con soli due episodi all’attivo, ma è indubbio che la portata dell’operazione vivrà molto sulle spalle di questa new entry, proclamato in conclave col nome di Giovanni Paolo III ed equilibrato fautore della cosiddetta "via media": un antidoto al caos anti-moderato del tempo presente e ai suoi mille focolai, illuminato dall'auspicabile predominio della coscienza dei singoli sui dogmi.
Diversi gli elementi di interesse su di lui, a partire da un passato ispido e carico di ambiguità e traumi: un fratello perduto, sul quale il personaggio interpretato con carisma stentoreo da John Malkovich sembra avere più di una responsabilità, e un rapporto travagliato coi genitori. Elementi capaci di segnare in profondità questo Papa, di farlo dialogare con quella viene definita “l’inesausta imperfezione del mondo” dalle profondità sperdute della villa inglese in cui vive in abiti distinti e nobiliari, con l’indole sopita ma ancora nient'affatto doma, nonostante la malinconia e l'immobilismo del suo sguardo, di un cardinale ormai in pensione (ed è proprio a casa sua che Voiello andrà a trovarlo per convincerlo ad accettare il soglio di Pietro).
"Non servono attori bravi ma attori capaci di essere fuori di sé", ha detto Sorrentino in conferenza stampa a Venezia citando Carmelo Bene, e nella nuova stagione, stando a quanto si è appreso, avremo modo di scorgere le relazioni intricate tra il Vaticano e l’esterno (nella prima stagione, invece, l'analisi si consumava all'interno del Vaticano), con sullo sfondo delle questioni più legate all’attualità socio-politica. Un impianto che presterà il fianco a una riflessione sui fondamentalismi in generale, non solo quello islamico che ci ha toccati più da vicino in questi ultimi anni.
Va segnalato anche, infine, che il secondo e il settimo episodio sono abbastanza diversi per toni, ritmo e modulazioni del racconto, ma non intendiamo svelare oltre per non incappare in spoiler cruciali. Di sicuro quanto visto riporterà lo spettatore, che avrà modo di ammirare la serie completa su Sky a partire dal prossimo autunno, a quel miscuglio insondabile, oltre che tipicamente sorrentiniano, di avventatezza mistico-filosofica e gusto kitsch che non teme di sporcarsi le mani a più riprese col cattivo gusto e con le contrapposizioni a effetto. Per scoperchiare ed esplorare le contraddizioni e i cortocircuiti dello stare al mondo alla larga da ogni comfort zone, in un intreccio di traiettorie sinuose e insondabili pronte ad ammaliare e a stupire, per chi vorrà ancora concedere a Sorrentino il beneficio e il balsamo dell'insolenza.
Davide Stanzione