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TRIESTE FILM FESTIVAL – Il racconto della 35esima edizione
Ieri, 27 gennaio, con la proiezione del candidato a 5 premi Oscar The Zone of Interest (di Jonathan Glazer), si è conclusa la trentacinquesima edizione del Trieste Film Festival. 


TSFF

Il Trieste Film Festival nasce nel 1988 esprimendo fin da subito la sua attenzione verso le produzioni cinematografiche dell’Est Europa con, inizialmente una particolare interesse all’area dell’Alpe Adria ma successivamente il festival allarga i propri orizzonti fino a raggiungere l’Asia centrale. Nato in un periodo di grande tensione, il TSFF ha permesso al pubblico di vedere sul grande schermo le difficoltà dell’Europa orientale e le atrocità che ancora oggi vengono portate in sala.

È la principale manifestazione festivaliera italiana dedicata alle cinematografie dell'Europa Centro Orientale.

In questa trentacinquesima edizione, sotto la direzione di Nicoletta Romero, il TSFF ha presentato in nove giorni (19 – 27 gennaio) proiezioni di un’ampia rosa di pellicole tra lungometraggi, cortometraggi e documentari (tra cui molte prime italiane e internazionali) le cui tematiche si dimostrano sempre di grande attualità.

Relazioni complicate, persone sole, corpi incapaci di amarsi, comunità divise, guerre, amicizie, tradizioni: il Trieste Film Festival riesce a unire tutto questo facendo della sua più grande forza la diversità.

Come ogni anno i film d’apertura sono due: Do Not Expect Too Much from the End of the World di Radu Jude, Premio Speciale della Giuria al Festival di Locarno (presentato il 19 gennaio) e Green Border di Agnieszka Holland, Premio Speciale della Giuria alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia (proiettato il 23 gennaio).

Sezioni 

Il Rossetti, il Cinema Ambasciatori e il Teatro Miela hanno ospitato 3 macro-sezioni principali: “Concorso Internazionale Lungometraggi”, "Concorso Internazionale Documentari" (della durata minima di 45 minuti) e il "Concorso Internazionale Cortometraggi". 

Oltre ai film in concorso e non il programma del festival prevede anche una serie di eventi trasversali quali masterclass, visite guidate per la città, retrospettive, eventi speciali, incontri con i registi, workshop, realtà virtuale.

Inoltre, sono presenti sezioni come Fuori dagli Sche(r)mi (vetrina per le nuove prospettive e forme cinematografiche), il TSFF dei Piccoli (per un pubblico molto giovane), Premio Corso Salani (istituito nel 2011 dedicata al cinema italiano indipendente) e il Wild Roses.

Wild Roses

Da qualche anno oramai, nel programma del TSFF è stata inserita la sezione Wild Roses. È un appuntamento che serve a fare il punto della situazione sulle cineaste di un paese dell’Europa Centro-Orientale.

Quest’anno, la 35esima edizione si è concentrata sugli sguardi al femminile di 13 pellicole del cinema tedesco a cura della direttrice esecutiva della Berlinale: Mariëtte Rissenbeek.

È stata proprio la Leonessa d’Oro dell’81, Margarethe von Trotta, a guidare la rappresentanza tedesca con la presentazione del film Ingeborg Bachmann – Journey Into the Desert (suo ultimo lungometraggio presto distribuito in tutte le sale italiane). 

Vincitori 2023

Con oltre 70 film di cui la metà in concorso, è stato difficile, a detta della giuria, decretare dei vincitori.

Il Premio Trieste lo ottiene Stepne, dell’ucraina Maryna Vroda, già presentato al Festival di Locarno 2023 (Premio per la miglior regia).

È la triste storia di Anatoliy è un uomo di mezza età che torna a casa per prendersi cura della madre negli ultimi suoi giorni di vita. Qui è costretto a confrontarsi con il suo passato, con riti e le usanze di una realtà che va via via scomparendo fatta di anziani senza futuro.

WIthout Air di Katalin Moldovai, invece, è un film rumeno che si intasca il premio del pubblico come miglior lungometraggio, il Premio Cineuropa, il Premio Central European Initiative e la Menzione speciale all’attrice protagonista.

Ispirandosi a un fatto realmente accaduto racconta la storia di una brillante insegnante che ha come sola colpa quella di aver suggerito agli studenti la visione del film Poeti dall’inferno (1995), di Agnieszka Holland. Un film che consente di ragionare sul cosa significa poter esercitare il libero arbitrio in un mondo che non sempre ti permette di farlo.

1489 della regista armena Shoghakat Vardanyan, si porta a casa il Premio Alpe Adria Cinema.

A settembre 2020 il conflitto tra Azerbaigian e Armenia è di nuovo esploso. È il settimo giorno di guerra, e Soghomon il fratello della regista viene catalogato con i numero 1489: il codice dei dispersi.

È l’inizio di un lungo incubo per la famiglia Vardanyan. L’agonia della famiglia viene ripresa dalla giovanissima Shoghakat che, con il suo cellulare, filma i momenti di quotidiano dolore, le lacrime, i silenzi.

Davanti al tormento però la camera non si ferma, anche nei momenti più vulnerabili non viene spenta. Un’invasione della privacy nella vita della regista e della sua famiglia. Uno schiaffo in faccia alla cruda realtà delle guerre che invadono la nostra contemporaneità.

Il premio Corso Salani viene dato a LaLa di Ludovica Fales. Un film non convenzionale in cui alterna realtà e finzione, testimonianze e messinscena, l’azione e il dietro le quinte. È la storia di tre donne giovanissime che fanno da portavoce a tutte quelle persone vittime della burocrazia italiana che impedisce loro un senso di appartenenze a un paese in cui sono nate e cresciute.

Il Premio TSFF Shorts è stato assegnato a Land Of Mountains di Olga Kosanović. La storia degli ultimi giorni di vita di un padre serbo immigrato in Austria con sua figlia.

E per finire, Pacifiction di Albert Serra ha ricevuto il Premio SNCCI al Miglior Film della Critica 2023, mentre Marc Bellocchio con il suo Rapito conquista il titolo di Miglior Film della Critica Italiana 2023.

Il Trieste Film Festival è da sempre un ambiente di confronto e conoscenza dell’altro, un crocevia di culture diverse. Il luogo perfetto in cui l’Est incontra l’Ovest (When east meets west).

A cura di Sarah Vaia 

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