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VENEZIA 76, WASP NETWORK: La Cuba di Olivier Assayas

A nove anni da Carlos, miniserie incentrata sulla figura di Ilich Ramírez Sánchez, terrorista mercenario filopalestinese di origini venezuelane, Olivier Assayas vola in Centro America – più precisamente tra Cuba e Miami – per raccontare una storia di controspionaggio realmente avvenuta.

Tratto dal libro The Last Soldiers of the Cold War di Fernando Morais, Wasp Network vede come protagonisti cinque prigionieri politici cubani, arrestati dagli Stati Uniti alla fine degli anni '90 con l'accusa di spionaggio e omicidio. Il gruppo è composto da spie che, alla vigilia della conclusione della Guerra Fredda, vengono inviate dai servizi di controspionaggio cubani a monitorare un gruppo anticastrista con sede in Florida, il cui piano d'azione conta molteplici attacchi terroristici.

Protagonisti della pellicola Penélope Cruz, Édgar Ramírez, Gael García Bernal, Wagner Moura e Leonardo Sbaraglia, tutti presenti al Lido insieme al regista per parlare a pubblico e critica del film.

Ripercorriamo insieme i momenti salienti della conferenza stampa:

IL LIBRO E LA STRUTTURA DEL FILM

Olivier Assayas

Nella stesura dello script ho fatto affidamento principalmente al libro “The Last Soldiers of the Cold War” di Fernando Morais. Mi sono servito della storia, ma non ho voluto imitarne la struttura narrativa. Il libro ha sicuramente rappresentato un importantissimo punto di riferimento per la quantità di dati contenuti: interviste, documenti ufficiali...Mi sono anche servito della documentazione raccolta da Stephen Smith (storico n.d.r.) per Carlos.

All'interno del film è possibile riscontrare dell'ironia nei confronti dello spy movie americano, ma in realtà il mio obiettivo era un altro: volevo innanzitutto raccontare la storia di due persone – due sconosciuti che diventano amici, senza sapere che stanno ricoprendo esattamente lo stesso ruolo! – che apparentemente scappano per ricostruire la propria vita in maniera del tutto diversa. Soltanto in un secondo momento la prospettiva doveva cambiare radicalmente. 

IL PATRIOTTISMO 

Édgar Ramírez

Ho trovato il film estremamente interessante sin dal primo momento per uno motivo in particolare: ad affascinarmi è stata la doppia natura obbligata delle spie, la loro ambiguità. In quanto attori – e dunque in quanto individui che vivono fingendosi qualcun altro – siamo privilegiati: per questi agenti l'assunzione di un'identità alternativa è realtà, significa abbandonare la propria famiglia, i propri affetti. E altrettanto reali sono i rischi e le conseguenze di tali scelte.

Vale la pena compiere un simile sacrificio per la patria? Credo che al giorno d'oggi non si possa più parlare di patriottismo in chiave romantica.

Gael García Bernal

Ritengo che a proposito di questo film e di questi personaggi parlare di patriottismo sia un po’ semplicistico. Non possiamo ridurre i personaggi al mero ruolo di spia,  o meglio: sono sì delle spie ma non compiono nessun gesto efferato, nessun crimine di sangue. Sono anzi degli agenti che cercano di fermare la violenza. Alle radici delle loro scelte c’è un atto d’amore. 

GIRARE A CUBA

Olivier Assayas

È impossibile ricreare L'Avana in in un posto che non sia L'Avana. Se non ci avessero permesso di girare lì non avremmo fatto il film. Abbiamo avuto la fortuna di incontrare diversi personaggi raccontati nella storia. Poter parlare con loro è stato fondamentale per poter perfezionare anche la sceneggiatura. Inizialmente si sono dimostrati reticenti: erano sospettosi nei confronti di un regista francese. Eravamo quasi sempre monitorati, ma alla fine siamo stati in grado di realizzare il film che avevamo in mente.

Per quanto riguarda il "non ruolo" del governo americano devo ricondurre la sua inattività allo scenario stesso in cui si svolge il film: la Florida è uno stato dove si fa politica, dove bisogna cercare di essere amici della comunità cubana locale, dove è necessario optare per un'interazione diplomatica.

Penélope Cruz

Non scelgo sempre personaggi con i quali condivido modalità d'azione e di pensiero. Sicuramente girare a Cuba ed interpretare il personaggio di Olga è stato molto stimolante e coinvolgente, ma nella definizione della storia e dei personaggi una nota di merito va soprattutto a Olivier: amo il suo modo di lavorare, il modo in cui pesa i progetti. Non c’è mai manipolazione e strategia dietro la sua narrazione: le sue scelte sono sempre molto oneste.

 

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