Furiosa per essere stata licenziata, la giornalista Ann Mitchell (Barbara Stanwyck) scrive una lettera firmata John Doe, descrivendosi come un uomo pronto a suicidarsi per protestare contro le ingiustizie del mondo. La lettera, però, avrà più successo del previsto, e Ann dovrà dare un volto al suo eroico personaggio. Un ex giocatore di baseball in disgrazia (Gary Cooper) accetta di buon grado il ruolo, ma l'editore del giornale (Edward Arnold) proverà a sfruttarlo a modo suo. È forse il film più politico della carriera di Frank Capra e del suo sceneggiatore Robert Riskin. Non si tratta soltanto di un grido d'allarme contro i fascismi e i timori della guerra (già iniziata in Europa), ma anche di un'opera di denuncia contro la propaganda, dei mass media e non solo. John Doe è involontariamente manipolato da un capitalista che aspira al potere, ma riuscirà ad aprire gli occhi anche se, forse, sarà troppo tardi. Ben strutturato nei dialoghi, il film si avvale di un climax crescente che trova il suo apice nella memorabile convention sotto la pioggia. Frank Capra abbandona la carota, prende in mano il bastone e il suo messaggio, a favore del popolo e della democrazia, si fa sentire. Bravo Gary Cooper. Conosciuto anche come I dominatori della metropoli.