Attenberg
Attenberg
2010
Paese
Grecia
Generi
Drammatico, Sentimentale
Durata
97 min.
Formato
Colore
Regista
Athina Rachel Tsangari
Attori
Ariane Labed
Yorgos Lanthimos
Vangelis Mourikis
Evangelia Randou
Marina (Ariane Labed) è una ventenne sessualmente inesperta e misantropa che vive con suo padre Spyros (Vangelis Mourikis), un architetto malato terminale di cancro, e trascorre le sue giornate attraverso i documentari sulla fauna selvatica di David Attenborough, le lezioni di educazione sessuale date dalla sua amica Bella e le canzoni dei Suicide. Un giorno giunge un giovane ingegnere straniero (Yorgos Lanthimos) con cui Marina avrà il suo primo rapporto sessuale, pur restando sempre molto introversa.

Diretto dalla regista greca Athina Rachel Tsangari, Attenberg è una pellicola che esplora temi di crescita, sessualità, morte e relazioni umane attraverso gli occhi della protagonista. Il concetto dominante nel film è proprio il rapporto tra Eros e Thanatos che ci invita a riflettere sulla dualità della natura umana, sugli impulsi che ci spingono a creare e distruggere, amare e odiare, vivere e morire. Marina esplora la sua sessualità in modo sperimentale e scientifico, la relazione con la sua amica, caratterizzata da momenti di affetto e intimità, riflettono l’energia vitale e creativa di Eros, mentre il legame con suo padre morente, nonostante la malattia, rappresenta l’istinto di preservare e nutrire la vita. La morte è una costante presenza nel film che incide profondamente nella vita della protagonista mostrando spesso segni di isolamento e alienazione. La carne al fuoco non manca, ma tutti questi aspetti contribuiscono a creare un’esperienza cinematografica stimolante soltanto a tratti: il risultato è troppo artefatto, furbetto e derivativo del cinema dello stesso Lanthimos (si pensi a Dogtooth del 2009), che interpreta un ruolo secondario. Nonostante il film offra una serie di riflessioni sui temi della vita e della morte che possono interessare, la sua realizzazione è caratterizzata da un ritmo lento, uno stile visivo freddo, una sperimentazione eccessiva e dialoghi artificiosi e poco credibili. Si sente talmente tanto una costruzione a tavolino che il film può anche irritare. Presentato in concorso alla Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, ha ricevuto il riconoscimento della Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile.
Maximal Interjector
Browser non supportato.