Londra, quartiere di Bloomsbury. I piccoli della famiglia Darling – la maggiore Wendy, il secchione Gianni e il dolce Michele – irritano papà Agenore raccontando in continuazione le avventure di Peter Pan, bimbo selvaggio che non vuole crescere e in grado di volare. Quest'ultimo, una sera qualunque, si presenta in persona nella stanza dei fratelli Darling in compagnia della fatina Trilli; dopo aver insegnato loro a spiccare il volo, li porta con sé all'Isola che non c'è, dove li aspettano una gang di bambini “sperduti” e la ciurma guidata da Capitan Uncino, bramoso di vendetta nei confronti di Peter, che gli ha mozzato una mano tempo prima. Quattordicesimo classico Disney, Le avventure di Peter Pan, negli anni, ha fatto conoscere il sapore della libertà, anche un po' selvaggia, a molti bambini. Il grande merito del film, cui Disney era molto affezionato, risiede nella costruzione del personaggio principale: ispirato al protagonista della pièce (1904, poi trasformata in romanzo nel 1911) Peter e Wendy di J.M. Barrie (1860-1937), assoluto caposaldo della cultura britannica del mondo, è un modello guascone di innegabile simpatia, in grado di scatenare tenere empatie e grande affezione. Nella costruzione del suo rapporto con Wendy, con la dispettosa fatina Trilli e con il temibile Capitan Uncino (figura all'epoca anomala di antagonista, tra comicità e perfidia pura) si rivela la grande abilità degli otto sceneggiatori (Ted Sears, Erdman Penner,Bill Peet, Winston Hibler, Joe Rinaldi, Milt Banta, Ralph Wright, William Cottrell) di manipolare con libertà il materiale di base, privandolo dei sottotesti malinconici e rafforzandone la struttura narrativa in modo da valorizzare al meglio tutti i personaggi, anche quelli secondari: il vecchio mozzo Spugna, i maschietti Darling, papà Agenore e persino la cagnolona Nana hanno spessore. Divertente ed emozionante. In concorso a Cannes nel 1953, fu sconfitto da Vite vendute di Henri-Georges Clouzot.