Ballata dell'odio e dell'amore
Balada triste de trompeta
2010
Rai Play
Paesi
Spagna, Francia
Generi
Sentimentale, Drammatico, Grottesco
Durata
107 min.
Formato
Colore
Regista
Álex de la Iglesia
Attori
Carlos Areces
Antonio de La Torre
Carolina Bang
Manuel Tallafé
Alejandro Tejerías
Enrique Villén
Sancho Gracia
Javier (Carlos Areces) viene da una generazione di clown “scemi” (quelli che fanno ridere i bambini) ma, dopo aver visto il padre rivoluzionario (Santiago Segura) ucciso da un colonnello franchista (Sancho Gracia), decide di diventare un pagliaccio triste. Assunto in un circo, si innamora della bella acrobata Natalia (Carolina Bang), fidanzata con il clown Sergio (Antonio de la Torre), un violento prepotente. Il contrasto tra i due porterà alla tragedia.
Solo uno sguardo allucinato e visionario come quello dello spagnolo Álex de la Iglesia avrebbe potuto dare il respiro adeguato a questa sceneggiatura, di cui non per niente è anche autore, disperata e struggente, sanguinaria e tragica a un tempo. I pagliacci contrapposti per amore diventano infatti i due volti, ugualmente spaventosi, di una Spagna lacerata dalla guerra civile che, come già ne Il labirinto del fauno (2006) di Guillermo Del Toro, trasforma in mostruose metafore i demoni franchisti. La tristezza e la rabbia sono due aspetti che si fronteggiano e si contaminano, crescendo al progressivo disfacimento fisico dei due protagonisti, sempre più accecati, sempre più dimentichi del vero motivo che li porta a odiarsi: l'amore per la bella Natalia, ma anche l'inconciliabilità di due visioni professionali agli antipodi. Il tema politico, lungi da essere solamente suggerito, si manifesta apertamente, mostrando – oltre ai fatti di cronaca come l'attentato a Carrero Blanco – addirittura la figura di Francisco Franco in persona. Al centro di questa straziante ballata però rimane la figura oltreumana di Javier, animo puro contaminato dalla bruttura del mondo che lo circonda, che si sottopone a un volontario martirio dai tetri risvolti mistici, sfregiando la propria vulnerabilità in favore di una ferina cecità. L'omaggio al genere horror parte dagli spettacolari titoli di testa e si dipana per le atmosfere sudice e fiabesche che caratterizzano l'ambiente circense, ma l'impressionante finale cliffhanger sull'enorme crocifisso cita addirittura Alfred Hitchcock. Barocco e pulp al contempo, magniloquente ed eccessivo, Ballata dell'odio e dell'amore è senza dubbio uno dei migliori risultati raggiunti da de la Iglesia in carriera. Premiato con un meritato Leone d'argento alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2010, è vergognosamente uscito nelle sale italiane con due anni di ritardo e solo grazie al pressante tam tam che i fan hanno condotto via web.
Solo uno sguardo allucinato e visionario come quello dello spagnolo Álex de la Iglesia avrebbe potuto dare il respiro adeguato a questa sceneggiatura, di cui non per niente è anche autore, disperata e struggente, sanguinaria e tragica a un tempo. I pagliacci contrapposti per amore diventano infatti i due volti, ugualmente spaventosi, di una Spagna lacerata dalla guerra civile che, come già ne Il labirinto del fauno (2006) di Guillermo Del Toro, trasforma in mostruose metafore i demoni franchisti. La tristezza e la rabbia sono due aspetti che si fronteggiano e si contaminano, crescendo al progressivo disfacimento fisico dei due protagonisti, sempre più accecati, sempre più dimentichi del vero motivo che li porta a odiarsi: l'amore per la bella Natalia, ma anche l'inconciliabilità di due visioni professionali agli antipodi. Il tema politico, lungi da essere solamente suggerito, si manifesta apertamente, mostrando – oltre ai fatti di cronaca come l'attentato a Carrero Blanco – addirittura la figura di Francisco Franco in persona. Al centro di questa straziante ballata però rimane la figura oltreumana di Javier, animo puro contaminato dalla bruttura del mondo che lo circonda, che si sottopone a un volontario martirio dai tetri risvolti mistici, sfregiando la propria vulnerabilità in favore di una ferina cecità. L'omaggio al genere horror parte dagli spettacolari titoli di testa e si dipana per le atmosfere sudice e fiabesche che caratterizzano l'ambiente circense, ma l'impressionante finale cliffhanger sull'enorme crocifisso cita addirittura Alfred Hitchcock. Barocco e pulp al contempo, magniloquente ed eccessivo, Ballata dell'odio e dell'amore è senza dubbio uno dei migliori risultati raggiunti da de la Iglesia in carriera. Premiato con un meritato Leone d'argento alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2010, è vergognosamente uscito nelle sale italiane con due anni di ritardo e solo grazie al pressante tam tam che i fan hanno condotto via web.
Iscriviti
o
Accedi
per commentare