Sopravvissuti a un drammatico incidente, Duane Bradley (Kevin Van Hentenryck) e il deforme fratello Belial vengono accolti da Nonna Ruth (Annie Ross), che si prende cura di alcuni esseri mostruosi e infelici insieme alla giovane Susan (Heather Rattray). Tutto sembra andare per il meglio, ma l'inquietudine di Duane e la curiosità di alcuni giornalisti scateneranno la tragedia. Frank Henenlotter dirige il sequel del suo Basket Case (1982), compiendo il processo inverso rispetto all'originale e tentando una riflessione sul concetto di “normalità”: meglio gli orridi ma indifesi e fragili freaks o gli esseri umani crudeli e meschini? La risposta è ovvia, e non certo originale. Al di là della banalità tematica, ciò che infastidisce è la totale assenza di ironia, a fronte di una buona dose di presunzione: l'orgia di deformità e orrori (che a tratti sfida la tollerabilità) risulta grottesca e demenziale, più che pietosa e angosciante, raggiungendo l'apice del ridicolo nella sequenza dell'amplesso tra Belial e la compagna Eve. Autocitazionismo sfrenato («What's in the basket?», chiede Duane alla giornalista Marcie, interpretata da Kathryn Meisle), consueto dilettantismo negli effetti speciali (curati da Gabe Bartalos) e un senso di meccanica programmaticità che intristisce. Musiche di Joe Renzetti. Henenlotter concluderà la saga con Basket Case 3: The Progeny (1991).