Biraghin (Lilia Silvi) è una giovane allieva del corpo di ballo del Teatro alla Scala di Milano che riesce a raggiungere il successo. Verrà subito corteggiata, in particolare da alcuni ricchi ammiratori anche se, un giornalista (Andrea Checchi) che la conosce sin dalla sua infanzia, potrebbe avere qualche possibilità in più. Dopo diverse pellicole dall'impianto melodrammatico (come Tristi amori del 1943 o Avanti a lui tremava tutta Roma del 1946), Carmine Gallone si cimenta con una commedia senza abbandonare il mondo operistico da sempre a lui caro. Biraghin, però, soffre innanzitutto di una sceneggiatura (tratta da un testo teatrale di Arnaldo Fraccaroli) poco frizzante e troppo monotona per stuzzicare l'appetito dello spettatore, che si chiude con un finale forzatamente lieto e per nulla credibile. La mano di Gallone è sempre attenta a curare ogni dettaglio con attenzione ma non riesce a salvare un film che nasce stanco. Buona la prova di Andrea Checchi, mentre Lilia Silvi è meno carismatica di quanto dovrebbe per supportare il ruolo da protagonista.