Brutti e cattivi
2017
Paese
Italia
Genere
Commedia
Durata
87 min.
Formato
Colore
Regista
Cosimo Gomez
Attori
Claudio Santamaria
Marco D'Amore
Sara Serraiocco
Simoncino Martucci
Il Papero (Claudio Santamaria), Ballerina (Sara Serraiocco), il Merda (Marco D'Amore) e Plissé (Simoncino Martucci) sono quattro rapinatori carichi a mille per il colpo che sperano possa cambiare le loro vite. Il primo è senza gambe, la seconda senza braccia, il terzo un tossico, quarto è un nano rapper e scassinatore.
Cosimo Gomez esordisce con una sceneggiatura con la quale aveva clamorosamente vinto il Premio Solinas alcuni anni prima e realizza un film fumettistico e caricaturale con protagonisti dei disabili, freak monchi, osceni, deturpati, lontani da qualsiasi raffigurazione pietosa e dotati di una vena criminale e di una volgarità estreme e sfacciate. Le premesse colorate e sopra le righe avrebbero potuto destare interesse e dar vita a un prodotto grezzo e originale, ma il film è un disastro senza appello: una sorta di graphic novel dai toni saturi e sgargianti che si limita ad accumulare storpiature linguistiche e fisiche di ogni tipo, volgarità assortite e gag trivialissime, perdendo per strada non solo il disegno psicologico dei personaggi ma anche la godibilità o per meglio dire la semplice, basica funzionalità del racconto. Tutto è così zeppo, dalle caratterizzazioni alle scenografie, da risultare tossico e asfissiante, sia che si parli della psicologia dei personaggi che della messa a punto degli spazi in forma di storyboard la sensazione è quella di ritrovarsi davanti un pestilenziale incrocio tra Wes Anderson, Ettore Scola e Quel nano infame. Senza contare che, a fronte di queste premesse tutt'altro che entusiasmanti, il film, superata la metà, butta al macero la prima riuscendo a fare anche di peggio in termini di scrittura ed evoluzione di una vicenda già fiacca e malferma, negando un arco di trasformazione ai personaggi come fossimo in un cortometraggio venuto male e rintanandosi una volta di più nel trash di grana grossissima, puro e semplice, senza scarti né scatti ulteriori. Presentato nella sezione Orizzonti di Venezia 2017.
Cosimo Gomez esordisce con una sceneggiatura con la quale aveva clamorosamente vinto il Premio Solinas alcuni anni prima e realizza un film fumettistico e caricaturale con protagonisti dei disabili, freak monchi, osceni, deturpati, lontani da qualsiasi raffigurazione pietosa e dotati di una vena criminale e di una volgarità estreme e sfacciate. Le premesse colorate e sopra le righe avrebbero potuto destare interesse e dar vita a un prodotto grezzo e originale, ma il film è un disastro senza appello: una sorta di graphic novel dai toni saturi e sgargianti che si limita ad accumulare storpiature linguistiche e fisiche di ogni tipo, volgarità assortite e gag trivialissime, perdendo per strada non solo il disegno psicologico dei personaggi ma anche la godibilità o per meglio dire la semplice, basica funzionalità del racconto. Tutto è così zeppo, dalle caratterizzazioni alle scenografie, da risultare tossico e asfissiante, sia che si parli della psicologia dei personaggi che della messa a punto degli spazi in forma di storyboard la sensazione è quella di ritrovarsi davanti un pestilenziale incrocio tra Wes Anderson, Ettore Scola e Quel nano infame. Senza contare che, a fronte di queste premesse tutt'altro che entusiasmanti, il film, superata la metà, butta al macero la prima riuscendo a fare anche di peggio in termini di scrittura ed evoluzione di una vicenda già fiacca e malferma, negando un arco di trasformazione ai personaggi come fossimo in un cortometraggio venuto male e rintanandosi una volta di più nel trash di grana grossissima, puro e semplice, senza scarti né scatti ulteriori. Presentato nella sezione Orizzonti di Venezia 2017.
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