Una spedizione guidata dal professor John Fielding (John Merivale) si addentra nella giungla messicana alla ricerca del segreto che portò alla scomparsa dei Maya, quando un' informe creatura emerge dalle rovine decimandone i componenti. Tra i superstiti Max Gunther (Gérard Herter), che manifesterà comportamenti disumani dopo essere entrato in contatto con l'essere. Diretto ufficialmente da Riccardo Freda con lo pseudonimo di Robert Hamton, Caltiki – Il mostro immortale fu in realtà per gran parte curato da Mario Bava (non accreditato), dopo che lo stesso Freda decise di abbandonare il progetto. Ibrido tra fantascienza d'annata e horror, il film giova di una particolare attenzione nella costruzione delle atmosfere e nella realizzazione degli effetti speciali, artigianali e poveri ma consoni all'epoca e al budget (il mostro, simile a una massa gelatinosa, fu realizzato utilizzando frattaglie di animali). Freda prima e Bava poi dimostrano la loro cura e abilità nel dispensare angoscia e disagio con ben pochi mezzi; tuttavia, il film appare inevitabilmente goffo e superato agli occhi moderni. Evidente il riferimento estetico alla informe creatura fagocitante di Fluido mortale, diretto nel 1958 da Irvin S. Yeaworth Jr., così come al tema, non adeguatamente approfondito, dell'invasività dell'elemento alieno (metafora della paura del diverso), al centro delle vicende di L'astronave atomica del dottor Quatermass (1955) di Val Guest e splendidamente sviluppato da John Carpenter nel 1982 in La cosa. Scritto da Filippo Sanjust; colonna sonora di Roberto Nicolosi e Roman Vlad.