Il cineocchio
Kinoglaz
1924
Paese
Urss
Genere
Documentario
Durata
78 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Dziga Vertov
Ventiquattr'ore nella vita brulicante e multiforme di una città sovietica, restituita attraverso le immagini catturate senza soluzione di continuità dallo sguardo rapace e privo di barriere del regista Dziga Vertov. Un affresco di grande portata, un inno ante litteram alla libertà dello sguardo, una narrazione per immagini slegate che si fa insieme documentazione rigorosa e iperrealismo selvaggio, restituzione di una verità urbana e antropologica nuda e cruda ma anche lavoro di ricostruzione al montaggio (attraverso gli strumenti della finzione, dunque). Proprio per questa profonda ambiguità e innovazione, sia formale che concettuale, quello di Dziga Vertov è un esordio che rompe numerose barriere, contribuisce a elevare a potenza l'estetica documentaria ed esalta sopra ogni cosa, in modo oltranzista e senza mezzi termini, il potere del cinema, l'onnipotenza del suo muoversi all'interno delle strutture della Storia e la sua totale indipendenza semantica, connessa allo statuto di arte a tutti gli effetti. Primo e unico film di una serie che avrebbe dovuto includerne sei, si tratta a tutti gli effetti delle prove generali per quello che sarà il futuro capolavoro L'uomo con la macchina da presa (1929), del quale Il cineocchio provvede a gettare le basi pur non giungendo allo stesso livello di sofisticazione. Tra danze di donne ubriache, elefanti, tossici, malati mentali e chi più ne ha più ne metta, un'opera prima che testimonia tutta la carica rivoluzionaria e l'incidenza storica impressionante di un cineasta come Vertov, capace di abbattere il dogma della sceneggiatura e di lavorare sull'associazione delle singole riprese – che tra l'altro sono magistrali – per merito anche del fido operatore Mikhail Kaufman.
Maximal Interjector
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