I Cutler sono una comunità zingara irlandese situata nella campagna inglese e dedita alla vita criminale da ormai tre generazioni. Chad (Michael Fassbender), tuttavia, sogna un futuro migliore per la moglie e i due figli e un ultimo colpo può dargli la possibilità di realizzarlo: dovrà però fare i conti con il padre e patriarca del clan, Colby (Brendan Gleeson).
Esordio nel cinema di finzione per Adam Smith dopo il film concerto sui Chemical Brothers (Don’t Think, 2012) e un passato nel piccolo schermo (Skins, Doctor Who), Codice criminale (pessima traduzione del più centrato Trespass Against Us, che fa riferimento al Padre Nostro in versione inglese) si propone di descrivere l’impossibilità di sfuggire al proprio destino – in questo caso a una vita di illegalità all’interno di un improvvisato e disorganizzato clan di zingari irlandesi – ma finisce soltanto per curarsi del folklore che gli sta intorno dimenticandosi delle motivazioni. Se le psicologie dei personaggi sono discretamente descritte, quello che tradisce sono le loro azioni: derubare auto per il gusto di guidarle e farsi beffe di una polizia impreparata, un padre-padrone che vuole mantenere il suo controllo sul clan (non senza qualche assurdità) e un finale che, invece di virare sul tragico, perde l’orientamento fino a sconfinare nel posticcio sono mosse che rendono evidenti i grossolani errori logici della pellicola. Un vero peccato, perché Smith ha dalla sua le grandi interpretazioni di Fassbender e Gleeson (pur sprecando Sean Harris alias Gordon Bennett), dotate di quelle venature shakespeariane che avrebbero richiesto uno script più attento e rigoroso.