Le confessioni
2016
Paesi
Italia, Francia
Generi
Drammatico, Thriller
Durata
100 min.
Formato
Colore
Regista
Roberto Andò
Attori
Toni Servillo
Pierfrancesco Favino
Connie Nielsen
Daniel Auteuil
Lambert Wilson
Richard Sammel
In Germania, in un albergo di lusso, sta per riunirsi un G8 dei ministri dell’economia che si accinge ad approvare una manovra segreta delle conseguenze tutt’altro che indulgenti per alcuni paesi. All’interno del meeting, insieme agli uomini di governo dei singoli Stati, il direttore del Fondo Monetario Internazionale Daniel Roché (Daniel Auteuil), una note autrice di libri per bambini (Connie Nielsen) e il monaco italiano Roberto Salus (Toni Servillo).

Dopo il singolare Viva la libertà (2013), il regista siciliano Roberto Andò punta ancora più in alto e firma con Le confessioni un’incursione di petto nella politica contemporanea, sospesa tra evanescenza metafisica e toni esoterici, tra atmosfere inquietanti da giallo morale e rimandi il più possibile diretti alla scena internazionale contemporanea. Rispetto al film precedente, Andò passa dal particolare all’universale: i grigiori e le idiosincrasie della politica nostrana, che fotografano a mo’ di istant movie lo stallo del Partito Democratico, lasciano il campo a una pellicola ben più fosca e ambiziosa, che interroga l’arte e la religione facendole dialogare e triangolare con l’assenza di scrupoli, le zone d’ombra, i profondi e inespressi interrogativi etici del nostro tempo. Il risultato è un film denso e in più punti decisamente interessante, ma anche alterno e privo di baricentro, che fa leva su dialoghi concettosi, filosofici e dalle tonalità aforistiche, a volte artefatti e affettati, e su una dose di straniamento e riflessività spesso stonati ed eccessivi. Andò crea un ponte costante tra immaginazione e realtà, ma il lavoro di riscrittura del reale è talvolta posticcio e appannato, nonostante i molteplici spunti – a essere scomodato, più che il Sant’Agostino del titolo, è Blaise Pascal – e la tanta, forse troppa carne al fuoco. Un film illusionista, sgangherato, a tratti iperrealistico e sentenzioso, che guarda a modelli ingombranti come lo Sciascia e il Petri di Todo modo (1976), ma fatica anche sul piano dell’apologo ironico e paradossale, preferendogli la complessità, talvolta involuta, cerebrale e un po’ troppo “studiata”, della digressione filosofica; alcuni personaggi sono grigi, non approfonditi e schiacciati sullo sfondo, mere funzioni narrative che faticano a incidere. Il lavoro sul "dietro le quinte” dei politici potrebbe ricordare i cardinali del Moretti di Habemus Papam (2011), ma la forza della svagatezza e la lucidità del paradosso sono in questo caso ben più prevedibili. L’autore rivendica come paternità putative ideali Hitchcock e Polanski: a voler essere generosi, c’è più del secondo che del primo. Fascinosa e gravida di sottotesti spirituali, anche se decisamente ingiustificata, la presenza in scena silente e monacale di Servillo, ma l’attore sembra imboccare la strada della maniera.
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