In una Los Angeles del futuro, nella quale la criminalità è stata ridotta a zero, il pericoloso Simon Phoenix (Wesley Snipes) evade dal penitenziario dove era ibernato e semina il panico tra le autorità. Per fermarlo, il tenente Lenina Huxley (Sandra Bullock) chiede aiuto a John Spartan (Sylvester Stallone), poliziotto condannato insieme a Phoenix anni prima. La cattura si rivelerà più difficile del previsto.
Muscoli, effetti speciali e adrenalina: il regista Marco Brambilla, su sceneggiatura di Daniel Waters, Robert Reneau e Peter M. Lenkov, confeziona un film che punta all'impatto visivo più che alla coerenza narrativa. Le riflessioni sulle derive dittatoriali del potere, l'ipocrisia delle istituzioni e il diritto alla libertà di espressione sono di una superficialità imbarazzante, ma il ritmo è discreto e alcune trovate si rivelano esilaranti (il "topoburger", le multe per turpiloquio usate come carta igienica). Sylvester Stallone, in un ruolo scritto su misura per lui, regala almeno una sequenza memorabile: il duetto con Sandra Bullock che gli propone una seduta di sesso virtuale. Wesley Snipes è perfetto nei panni dello psicopatico omicida; il monocorde Benjamin Bratt è Alfredo Garcia. “Demolition Man” è il soprannome dato a Spartan dai colleghi.