Antonio (Vinicio Marchioni) e Agostino (Marco D'Amore) sono cresciuti insieme in una piccola cittadina siciliana, coltivando il sogno. Si ritrovano da adulti, molto cambiati, costretti a partire insieme per un viaggio in Europa.
Disastroso on the road sull’amicizia, Drive me home non riesce mai a risultare verosimile o anche solo credibile. Il regista Simone Catania, autore di diversi corti, lavora con molta approssimazione su tonalità agrodolci e la sceneggiatura, firmata da lui stesso insieme a Fabio Natale, sembra non avere benzina a sufficienza nemmeno per superare la prima mezz’ora di durata. Lo spaiamento del viaggio in Europa è evidente, ma i paesaggi e la dimensione dialettica ed evolutiva del viaggio non è mai centrata, tanto che le situazioni degenerano malamente e senza andare troppo per il sottile nel cattivo gusto e nell’enfasi retorica e sfocata, senza mai valorizzare spostamenti e situazioni. Un vizio che investe tanto i dialoghi tra i due protagonisti, spesso a dir poco risibili e dilettanteschi, sulla loro comune infanzia siciliana, tanto la sessualità di Agostino (un Marco D’Amore in chiave queer per l’occasione tinto di biondo) quanto l’epilogo della vicenda, che tira le somme nel peggior modo possibile. Da evitare.