In un futuro dispotico e post-apocalittico, l'intera popolazione di Libria viene sedata dal governo dittatoriale con la somministrazione forzata di alcuni calmanti, che inibiscono le emozioni umane ed evitano l'insorgere di idee sovversive. Ma un giorno, un cittadino di questa malata società (Christian Bale), tormentato da un profondo senso di colpa, decide di ribellarsi.

Da buon appassionato del genere fantascientifico, Kurt Wimmer filma il suo secondo lungometraggio sull'esempio dei più grandi classici del genere, sia cinematografici che letterari, da Metropolis (1927) di Fritz Lang a Fahrenheit 451 (1966) di Truffaut (in entrambi i film, i libri sono visti come uno strumento del demonio, in grado di suscitare emozioni sovversive in grado di condurre alla disobbedienza). Ma i rimandi più marcati sono ovviamente a 1984 di Orwell: il dispotismo, il controllo mentale e la totale assenza di potere decisionale sono i tre elementi principali che danno forma sia a Equilibrium che all'opera dello scrittore inglese; peccato però che oltre alle strizzate d'occhio Wimmer si sia dimenticato di mettere dentro il suo film anche qualcosa d'altro, riducendolo così a un coacervo talvolta imbarazzante e patetico di rimandi e ammiccamenti, ma privo di una sintesi finale in grado di produrre un qualsivoglia salto di qualità. Quasi mai fascinoso, spesso fastidioso e tutt'altro che ben oliato.