Il regista Lucio Fulci (Lucio Fulci) si rivolge alle cure dello psichiatra Egon Swharz (David L. Thompson) per scongiurare le macabre allucinazioni che lo tormentano, provocate dalle sue stesse creazioni filmiche. Il pericolo si cela sotto le vesti apparentemente innocue del dottore, in realtà un feroce serial killer. Anomala e goffa digressione nella sfera metacinematografica, che nella sua scarsità tecnica e frammentarietà di scrittura “eccelle” per autocelebrazione e referenzialità. Fulci si cala nei panni di se stesso, dando vita a un autore talmente ossessionato dai propri sanguinosi feticci cinematografici da risultarne suggestionato anche nella vita reale. Il regista si diverte a riutilizzare sequenze di suoi stessi film, quali Quando Alice ruppe lo specchio e Il fantasma di Sodoma (entrambi del 1988), unite a estratti di pellicole horror di alcuni colleghi, in particolare Non aver paura della zia Marta, firmato nel 1988 da Mario Bianchi, e Bloody Psycho (1989) di Leandro Lucchetti. Un'operazione taglia e cuci, che non costruisce nulla se non un supporto citazionistico divertito, ma totalmente gratuito, sul quale la flebile trama agonizza senza via di scampo. Un, ben poco simpatico, giochetto realizzato da un Fulci (anche sceneggiatore con Giovanni Simonelli e Antonio Tentori) a fine carriera e nulla più. Musiche di Fabio Frizzi.