Ghost Town Anthology
Répertoire des villes disparues
2019
Paese
Canada
Generi
Drammatico, Horror
Durata
97 min.
Formato
Colore
Regista
Denis Côté
Attori
Robert Naylor
Jocelyne Zucco
Diane Lavallée
Josée Deschênes
In un piccolo villaggio del Québec, la morte di un ragazzo di vent’anni porta delle conseguenze impreviste: alcuni estranei iniziano ad arrivare nella cittadina, suscitando l’inquietudine degli abitanti.
Non è certamente un caso che Denis Côté abbia scelto la pellicola 16mm per dare vita a questa vera e propria storia di fantasmi, dove – fin dal titolo – la scelta di parlare degli spettri della nostra memoria trova riferimenti particolarmente espliciti. Le città fantasma del Québec, abbandonate e riluttanti alle novità esterne, sono rappresentate come un (non) luogo metafisico in cui si cerca un’identità e in cui ognuno fa i conti con i suoi sensi di colpa. La realtà sociale messa in campo è inoltre vittima della xenofobia degli abitanti e il simbolismo, che assume anche tratti orrorifici, trova sempre più stimoli con il passare dei minuti. Gli “stranieri” hanno tratti famigliari anche se non fanno parte del nostro presente, così come la scelta estetica del 16mm proviene dai nostri vicini ricordi seppur appaia, oggi, così distante. Fin dal suo esordio Les états nordiques (2005), Côté descrive quasi sempre questi villaggi dell’entroterra canadese, ma forse mai come in questo film ha spinto sul versante più metaforico, relativo a uno spazio “bastardo”, dove si guarda senza empatia a ciò che succede (o arriva da) fuori, dove i vivi somigliano già a dei morti che ripetono ogni giorno le stesse azioni, all’interno di strade in progressivo stato d’abbandono, dalle quali si può soltanto provare a fuggire. Suggestivo per le scelte visive e sonore, è un film ispirato e spiazzante, un po' in calo col passare dei minuti ma ugualmente capace di aprire le porte di tantissime diverse interpretazioni. La si potrebbe definire un’opera di sensazioni più che di concetti, in cui è un piacere perdersi al suo interno. Ispirato a un romanzo di Laurence Olivier, scrittore curiosamente omonimo del noto attore e regista britannico. Presentato in concorso al Festival di Berlino 2019.
Non è certamente un caso che Denis Côté abbia scelto la pellicola 16mm per dare vita a questa vera e propria storia di fantasmi, dove – fin dal titolo – la scelta di parlare degli spettri della nostra memoria trova riferimenti particolarmente espliciti. Le città fantasma del Québec, abbandonate e riluttanti alle novità esterne, sono rappresentate come un (non) luogo metafisico in cui si cerca un’identità e in cui ognuno fa i conti con i suoi sensi di colpa. La realtà sociale messa in campo è inoltre vittima della xenofobia degli abitanti e il simbolismo, che assume anche tratti orrorifici, trova sempre più stimoli con il passare dei minuti. Gli “stranieri” hanno tratti famigliari anche se non fanno parte del nostro presente, così come la scelta estetica del 16mm proviene dai nostri vicini ricordi seppur appaia, oggi, così distante. Fin dal suo esordio Les états nordiques (2005), Côté descrive quasi sempre questi villaggi dell’entroterra canadese, ma forse mai come in questo film ha spinto sul versante più metaforico, relativo a uno spazio “bastardo”, dove si guarda senza empatia a ciò che succede (o arriva da) fuori, dove i vivi somigliano già a dei morti che ripetono ogni giorno le stesse azioni, all’interno di strade in progressivo stato d’abbandono, dalle quali si può soltanto provare a fuggire. Suggestivo per le scelte visive e sonore, è un film ispirato e spiazzante, un po' in calo col passare dei minuti ma ugualmente capace di aprire le porte di tantissime diverse interpretazioni. La si potrebbe definire un’opera di sensazioni più che di concetti, in cui è un piacere perdersi al suo interno. Ispirato a un romanzo di Laurence Olivier, scrittore curiosamente omonimo del noto attore e regista britannico. Presentato in concorso al Festival di Berlino 2019.
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