Elsa (Margherita Buy), restauratrice di mezza età appena laureatasi in storia dell'arte, conduce una vita agiata insieme al marito Michele (Antonio Albanese) grazie alla posizione di rilievo dell'azienda familiare. L'uomo, però, le ha nascosto di essere stato estromesso dagli altri soci e di essere senza lavoro da due mesi. La fatica della ricerca di un nuovo impiego, il futuro incerto e i traumatici (quanto inaspettati) cambiamenti mettono in crisi il loro rapporto.

Soldini affronta uno dei temi più attuali di questi anni: la realtà degli esodati, persone altamente preparate ma di mezza età, poco appetibili, quindi, per un mercato economico fortemente selettivo. Il regista segue la vicenda focalizzandosi sui protagonisti, una coppia solida che man mano perde ogni certezza. Li segue legando la macchina da presa ai loro volti in modo quasi ossessivo, lasciando trasparire in modo netto e sfacciato le loro emozioni: la rabbia, la vergogna, la solitudine e la paura. L'uso di riprese lunghe nelle scene più drammatiche si accompagna all'utilizzo sporco della macchina a mano, così da trasmettere in modo palese l'ansia e la mancanza di equilibrio della situazione. Per tagliare l'aria, in una trama così compatta e emotiva, vengono inserite alcune panoramiche di una suggestiva (ma reale) Genova. Intenso, seppur prolisso e con un cast non sempre all'altezza. Nel complesso, un film imperfetto ma ben costruito, in cui la critica a una società che non sa prendersi cura di chi ne fa parte, si sposa con la quotidianità di chi deve affrontare ogni giorno le proprie battaglie, scegliendo per chi combattere.