Una bella casa, due figli, professioni ben avviate: Oliver (Micheal Douglas) e Barbara Rose (Kathleen Turner) hanno davvero tutto. Tranne l'amore, che per lei è finito, ed è decisa a divorziare: Oliver però non vuole lasciare la villa che è costata tanti sacrifici, così l'avvocato (Danny DeVito) consiglia loro di separarsi sotto lo stesso tetto. Sarà l'inizio della fine.
Amara e nerissima commedia sulla fine del sogno americano, in cui il matrimonio non è più dipinto come un idillio ma come una trappola infernale, La guerra dei Roses testimonia come anche dopo anni trascorsi insieme non si impari mai a conoscere chi ci sta accanto. Nei miseri e sempre più cattivi dispetti di Barbara (che Oliver ricambia più per disperazione che per disamore reciproco) c'è tutto il sordo dolore di una donna frustrata che sente di aver sprecato la propria vita, e che colpevolizza il compagno arrivando a odiarlo a morte. Impossibile non divertirsi con i mille siparietti al vetriolo, di cui fanno le spese cane, gatto e il bell'arredo della casa tanto amata, ma è anche altrettanto inevitabile fermarsi a riflettere e spaventarsi della pericolosità del rovescio della medaglia coniugale. Ma in fondo, la conclusione con l'invito a trovare rimedio ai disaccordi di coppia non è poi così nefasta. Perfetti Douglas, innamorato ferito, e la Turner, glaciale e indifferente, ben supportati dall'avvocato DeVito e da Marianne Sägebrecht nel ruolo della cameriera. Vivace la regia, che sceglie spesso angolazioni ardite e movimenti di macchina azzardati, in accordo con il climax catastrofico ascendente.