Jim (David Thewlis) è un ispettore sanitario che divide il suo tempo fra il lavoro e le visite alla figlia Veronica (Laysla De Oliveira), finita in prigione dopo essere stata falsamente accusata di aver approfittato della propria posizione di insegnante per abusare di uno studente. Nonostante la sua innocenza, però, la giovane si ostina a rimanere in carcere, convinta di dover espiare una vecchia colpa di cui il padre è all’oscuro.
Quattro anni dopo il thriller Remember (2015), Atom Egoyan torna dietro la macchina da presa con Guest of Honour, un film che esplora la relazione fra un padre e la figlia, resa fragile da demoni e colpe tenute segrete. La narrazione, costruita su diversi piani temporali, salta fra presente e passato per svelare pian piano i vari tasselli che la compongono, ma lo stratagemma non è di grande efficacia: lo spettatore riesce a sbrogliare la misteriosa matassa facilmente e il prodotto perde di attrattiva, riducendosi a un susseguirsi di colpi di scena prevedibili e poco emozionanti. Il film si propone di indagare la nozione di verità e le conseguenze del tenerla nascosta, soprattutto all’interno di un nucleo familiare, ma questa volontà rimane sempre in superficie, senza produrre ragionamenti degni di nota, anche a causa di una sceneggiatura che accosta passaggi didascalici a dialoghi al limite del sensato. La prova piuttosto convincente di David Thewlis, ispettore sanitario tormentato che vaga di ristorante in ristorante aggrappandosi alle molte, ferree, regole del suo lavoro come fossero un’ancora di salvezza nella confusione della sua vita, non basta a rendere il film meno dimenticabile. Presentato in concorso alla Mostra di Venezia.