Hellboy
Hellboy
2019
Paese
Usa
Generi
Fantasy, Azione
Durata
120 min.
Formato
Colore
Regista
Neil Marshall
Attori
David Harbour
Milla Jovovich
Ian McShane
Sasha Lane
Daniel Dae Kim
Thomas Haden Church
Sophie Okonedo
Brian Gleeson
Hellboy (David Harbour), detective del BPRD (Bureau for Paranormal Research and Defense) che protegge la Terra dalle creature sovrannaturali che la minacciano, è chiamato in Inghilterra per combattere tre giganti infuriati. Qui scoprirà le sue origini e dovrà vedersela con Nimue (Milla Jovovich), la Regina di Sangue, un’antica strega resuscitata dal passato e assetata di vendetta contro l’umanità.
Neil Marshall raccoglie l’eredità di Guillermo del Toro, capace con Hellboy (2004) e Hellboy: The Golden Army (2008) di declinare al meglio la sua poetica al contempo fiabesca e grottesca, tanto nelle creature affrontate dal protagonista, il celebre diavolo creato da Mike Mignola, quanto nelle atmosfere fantasy. A distanza di undici anni dal secondo capitolo, arriva un reboot sgangherato ed elementare che demolisce quanto di buono fatto dal regista messicano, attingendo il più possibile ai trascorsi horror di Marshall - purtroppo più a Dog Soldiers (2002) che a The Descent (2005) - e scantonando nello splatter con gratuità fracassona, tra musiche hard rock che sortiscono un effetto pacchiano, ricorso sopra le righe al ciclo arturiano e un abbondare di trovate grafiche volutamente eccessive. Non aiutano gli effetti speciali in più di un’occasione dozzinali (le creature avrebbero meritato miglior sorte) e una trama piatta e confusionaria, caotica e raffazzonata, che porta sul grande schermo l’albo The Wild Hunt, scritto da Mike Mignola tra il 2008 e il 2009 e tradotto in italiano col titolo La caccia selvaggia. Qualche gag va a segno e la vena trash dell’operazione, per amor d’accumulo, strappa qualche isolato sorriso, ma l’ironia forsennata scade in più di un’occasione nel cattivo gusto, con l’impressione di trovarsi di fronte a un b-movie elementare che ha ben poco da dire. Come se non bastasse, si rimpiange non poco Ron Perlman: David Harbour dà l’idea di non possedere lo stesso carisma e appare quasi svogliato nei panni di Hellboy. Ian McShane è il professor Broom, padre adottivo di Hellboy, e nel cast c’è anche Sasha Lane, la protagonista di American Honey (2016) di Andrea Arnold.
Neil Marshall raccoglie l’eredità di Guillermo del Toro, capace con Hellboy (2004) e Hellboy: The Golden Army (2008) di declinare al meglio la sua poetica al contempo fiabesca e grottesca, tanto nelle creature affrontate dal protagonista, il celebre diavolo creato da Mike Mignola, quanto nelle atmosfere fantasy. A distanza di undici anni dal secondo capitolo, arriva un reboot sgangherato ed elementare che demolisce quanto di buono fatto dal regista messicano, attingendo il più possibile ai trascorsi horror di Marshall - purtroppo più a Dog Soldiers (2002) che a The Descent (2005) - e scantonando nello splatter con gratuità fracassona, tra musiche hard rock che sortiscono un effetto pacchiano, ricorso sopra le righe al ciclo arturiano e un abbondare di trovate grafiche volutamente eccessive. Non aiutano gli effetti speciali in più di un’occasione dozzinali (le creature avrebbero meritato miglior sorte) e una trama piatta e confusionaria, caotica e raffazzonata, che porta sul grande schermo l’albo The Wild Hunt, scritto da Mike Mignola tra il 2008 e il 2009 e tradotto in italiano col titolo La caccia selvaggia. Qualche gag va a segno e la vena trash dell’operazione, per amor d’accumulo, strappa qualche isolato sorriso, ma l’ironia forsennata scade in più di un’occasione nel cattivo gusto, con l’impressione di trovarsi di fronte a un b-movie elementare che ha ben poco da dire. Come se non bastasse, si rimpiange non poco Ron Perlman: David Harbour dà l’idea di non possedere lo stesso carisma e appare quasi svogliato nei panni di Hellboy. Ian McShane è il professor Broom, padre adottivo di Hellboy, e nel cast c’è anche Sasha Lane, la protagonista di American Honey (2016) di Andrea Arnold.
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