Attirato da una misteriosa scatola che promette piaceri indicibili, Frank Cotton (Sean Chapman) rimane imprigionato in un limbo infernale dominato da agghiaccianti creature, i Cenobiti. Torturato e smembrato, si rigenera grazie al sangue del fratello Larry (Andrew Robinson) e chiede aiuto alla cognata ed ex amante Julia (Clare Higgins) per tornare umano; l'intervento della nipote Kirsty (Ashley Laurence) complicherà gli eventi.

Clive Barker mette in scena angoscianti e masochistiche ossessioni adattando per il grande schermo il proprio racconto The Hellbound Heart. Morboso e inquietante, sadico e malsano, il film sfrutta appieno la dinamica oppositiva tra eros e thanatos (metaforizzata dal personaggio di Frank, alla disperata ricerca di sensazioni estasianti e mortifere), riuscendo a creare un climax assai maligno e disturbante. Sceneggiatura non particolarmente incisiva e sviluppo incerto (qualche lungaggine di troppo nella parte centrale), ma le intuizioni stilistiche (il montaggio serrato, la fotografia sporca e pastosa di Robin Vidgeon) e alcuni picchi visionari (la sequenza onirica nella quale Kirsty, in un delirio di preveggenza, sogna il padre morto) creano un'atmosfera di sospensione dal fascino innegabile. Ormai cult la figura di Pinhead (interpretato dall'ottimo Doug Bradley), maestoso simbolo di inimmaginabili orrori destinato a diventare imprescindibile icona horror. Cast funzionale (con menzione d'onore per l'ambigua Clare Higgins) e notevole colonna sonora di Christopher Young. Grande successo di pubblico e otto seguiti, decisamente mediocri.