Cloverfield
Cloverfield
2008
Netflix
Paese
Usa
Genere
Fantascienza
Durata
85 min.
Formato
Colore
Regista
Matt Reeves
Attori
Mike Vogel
Jessica Lucas
Lizzy Caplan
T.J. Miller
Michael Stahl-David
Un gruppo di amici newyorkesi si ritrova per una festa d'addio a Rob (Michael Stahl-David) che sta per trasferirsi in Giappone. Hud (T.J. Miller) è incaricato delle riprese video. All'improvviso, un blackout e rumori di esplosioni: la città è assediata da una mostruosa creatura.
Erroneamente considerato da parte della critica come l'ennesimo horror metropolitano, sorta di Godzilla 2.0, Cloverfield è in realtà una delle riflessioni più lucide e potenti sulla società americana alle prese con lo shock del post-11 settembre e con l'ossessione per il videoracconto da condividere tempestivamente con la comunità virtuale. La macchina a mano, con cui viene documentato tutto lo svolgimento narrativo, insaziabile e traballante, diventa una sorta di protesi del corpo di colui che sta filmando e, allo stesso tempo, che sta fuggendo. La tecnica, prelevata dalla quotidianità “democratica” in cui la cinepresa digitale è alla portata di tutti e permette a tutti di autorappresentarsi, viene, intelligentemente, fatta scontrare con la presenza dell'elemento finzionale-cinematografico per eccellenza: il grande mostro che devasta la grande città, simbolo di quella minaccia senza volto che, quel fatidico giorno di settembre, ha spazzato le certezze dell'intera società americana. Rappresentare l'indicibile mentre lo si sta vivendo e farlo con l'ansia di condividere con la rete – quindi, per traslazione, con il mondo intero – la propria esperienza, anche a costo della propria vita stessa: meglio morire celebrando il proprio ego sul web che sopravvivere nell'anonimato. Questo il messaggio insito in Cloverfield, riflessione solo apparentemente banale, ma nella sostanza straordinariamente articolata e di bruciante attualità. Produce il geniale J.J. Abrams, e si vede.
Erroneamente considerato da parte della critica come l'ennesimo horror metropolitano, sorta di Godzilla 2.0, Cloverfield è in realtà una delle riflessioni più lucide e potenti sulla società americana alle prese con lo shock del post-11 settembre e con l'ossessione per il videoracconto da condividere tempestivamente con la comunità virtuale. La macchina a mano, con cui viene documentato tutto lo svolgimento narrativo, insaziabile e traballante, diventa una sorta di protesi del corpo di colui che sta filmando e, allo stesso tempo, che sta fuggendo. La tecnica, prelevata dalla quotidianità “democratica” in cui la cinepresa digitale è alla portata di tutti e permette a tutti di autorappresentarsi, viene, intelligentemente, fatta scontrare con la presenza dell'elemento finzionale-cinematografico per eccellenza: il grande mostro che devasta la grande città, simbolo di quella minaccia senza volto che, quel fatidico giorno di settembre, ha spazzato le certezze dell'intera società americana. Rappresentare l'indicibile mentre lo si sta vivendo e farlo con l'ansia di condividere con la rete – quindi, per traslazione, con il mondo intero – la propria esperienza, anche a costo della propria vita stessa: meglio morire celebrando il proprio ego sul web che sopravvivere nell'anonimato. Questo il messaggio insito in Cloverfield, riflessione solo apparentemente banale, ma nella sostanza straordinariamente articolata e di bruciante attualità. Produce il geniale J.J. Abrams, e si vede.
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