Ivan il terribile
Ivan Groznyy
1945
Paese
Urss
Generi
Storico, Biografico
Durata
96 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Sergej Michajlovič Ejzenstejn
Attori
Nikolai Cherkasov
Lyudmila Tselikovskaya
Serafima Birman
Mikhail Nazvanov
Pavel Kadochnikov
Mikhail Zharov
Amvrosij Bučma
Vsevolod Pudovkin
Mikhail Kuznetsov
Aleksandr Mgebrov
Andrej Abrikosov
Nel 1547 il principe moscovita Ivan IV (Nikolai Cherkasov) viene incoronato zar e intende unire tutti i territori russi sotto un'unica bandiera. Il sovrano deve fare i conti con un complotto ai suoi danni organizzato dai nobili boiardi e capeggiato da sua zia Efrosinia (Serafima Birman). Dopo che la zarina Anastasia (Lyudmila Tselikovskaya) viene avvelenata, Ivan decide di abdicare e ritirarsi in un convento. Ma presto il popolo invocherà il ritorno dello zar, conferendogli un potere illimitato. Inizialmente pensata come una trilogia dedicata alla figura dello zar Ivan IV, l'opera fu ridimensionata a dittico in seguito alla morte di Ėjzenštejn avvenuta nel 1948, poco dopo aver iniziato le riprese della terza parte rimasta incompiuta. Dei due film dedicati al sovrano russo, in cui Stalin si identificava, Ivan il terribile fu quello con meno problemi di censura. In questo caso Ėjzenštejn costruisce un racconto epico, in cui vengono esaltate l'arguzia politica e la lungimiranza di Ivan ma non vengono taciuti i lati più oscuri, ambigui e contraddittori dell'uomo di potere, destinato alla grandezza e al contempo alla solitudine. Ragion per cui il regista spesso e volentieri pone lo zar da solo al centro della scena e fa un uso insistito di primi e primissimi piani che, anche grazie al montaggio, riescono a creare una tensione di carattere psicologico svelatrice delle reazioni emotive del protagonista e dei vari personaggi di contorno dinnanzi all'evolversi degli eventi. Al centro della riflessione filmica di Ėjzenštejn c'è comunque l'idea dell'esercizio del potere come grande messa in scena, come accentuazione barocca e imponente di una teatralità che si manifesta nella gestualità, nell'esposizione retorica e in varie altre forme: dai numerosi rituali religiosi alla grande scena dell'incoronazione fino alla finta malattia di Ivan e alla conseguente improvvisa guarigione. Giocando con i contrasti di luci e ombre e dando forma a composizioni visive dal taglio velatamente espressionista e ricche di numerosi rimandi pittorici, Ėjzenštejn dà vita a una narrazione articolata e eterogenea in cui lo stile è foriero di molteplici suggestioni e reconditi sottotesti. Seguito da La congiura dei boiardi (1958).
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