Youth (Spring)
Qingchun
2023
Paesi
Francia, Cina
Genere
Documentario
Durata
212 min.
Formato
Colore
Regista
Wang Bing
La straziante condizione dei giovani lavoratori di Zhili, gigantesco distretto specializzato nell'industria tessile nei pressi di Shanghai. Alle prese con un regime di lavoro disumano, i ragazzi si concedono alcuni momenti di intimità nel tentativo di rendere umana una situazione quasi insostenibile.
Maestro del documentario contemporaneo, Wang Bing approda in concorso al Festival di Cannes con un'opera monumentale della durata di 3 ore e 32 minuti che si concentra su una realtà marginale tanto sconvolgente quanto toccante. Il grande cineasta cinese riprende i tanti personaggi in scena con un rispetto e un pudore rari, concentrandosi su una alienante quotidianità velata di poesia che può ricordare il potente esordio del regista cinese, Il distretto di Tiexi del 2003. Di grande impatto il lavoro sugli ambienti che fanno da sfondo alla storia, fatiscenti costruzioni in uno stato di annichilente degrado, dove il contatto umano incrina l'orrore della realtà fisica attraverso la purezza dei sentimenti (amicizia, amore, condivisione di sogni e speranze). I luoghi di lavoro, così come i dormitori, diventano un microcosmo allo sfacelo in cui i personaggi cercano di trovare il proprio posto nel mondo, facendo i conti con emozioni contrastanti: da un lato c'è la preoccupazione di non guadagnare abbastanza denaro per concedersi una possibilità di riscatto esistenziale, dall'altro c'è il malessere profondo di chi si trova ad affrontare condizioni di vita al limite delle possibilità umane. Struggenti i numerosi frammenti in cui Wang porta sullo schermo l'intimità più pura dei personaggi, colta in tutta la sua naturalezza. Meno appassionante, ma sempre perfettamente funzionale, il versante che indaga le logiche di profitto e la grettezza dei datori di lavoro. Un'esperienza di visione immersiva che permette di vivere un profondo disagio con la piena consapevolezza di trovarsi di fronte a donne e uomini di straordinaria dignità, la cui umanità illumina lo squallore che li circonda. Anche i gesti più semplici, come un selfie sul letto o un pasto consumato in solitudine, acquisiscono un grande senso cinematografico. Ambientato quasi totalmente nei luoghi di lavoro, nel finale il film abbandona il contesto urbano e si chiude con il "ritorno a casa" di alcuni ragazzi, in un contesto in cui la natura e gli affetti trionfano. Da ricordare, in conclusione, che Wang Bing aveva già realizzato un documentario sull’industria tessile, Bitter Money del 2016, e da segnalare che Youth (Spring) è la prima parte di un progetto la cui versione finale sarà di circa nove ore di durata.
Maestro del documentario contemporaneo, Wang Bing approda in concorso al Festival di Cannes con un'opera monumentale della durata di 3 ore e 32 minuti che si concentra su una realtà marginale tanto sconvolgente quanto toccante. Il grande cineasta cinese riprende i tanti personaggi in scena con un rispetto e un pudore rari, concentrandosi su una alienante quotidianità velata di poesia che può ricordare il potente esordio del regista cinese, Il distretto di Tiexi del 2003. Di grande impatto il lavoro sugli ambienti che fanno da sfondo alla storia, fatiscenti costruzioni in uno stato di annichilente degrado, dove il contatto umano incrina l'orrore della realtà fisica attraverso la purezza dei sentimenti (amicizia, amore, condivisione di sogni e speranze). I luoghi di lavoro, così come i dormitori, diventano un microcosmo allo sfacelo in cui i personaggi cercano di trovare il proprio posto nel mondo, facendo i conti con emozioni contrastanti: da un lato c'è la preoccupazione di non guadagnare abbastanza denaro per concedersi una possibilità di riscatto esistenziale, dall'altro c'è il malessere profondo di chi si trova ad affrontare condizioni di vita al limite delle possibilità umane. Struggenti i numerosi frammenti in cui Wang porta sullo schermo l'intimità più pura dei personaggi, colta in tutta la sua naturalezza. Meno appassionante, ma sempre perfettamente funzionale, il versante che indaga le logiche di profitto e la grettezza dei datori di lavoro. Un'esperienza di visione immersiva che permette di vivere un profondo disagio con la piena consapevolezza di trovarsi di fronte a donne e uomini di straordinaria dignità, la cui umanità illumina lo squallore che li circonda. Anche i gesti più semplici, come un selfie sul letto o un pasto consumato in solitudine, acquisiscono un grande senso cinematografico. Ambientato quasi totalmente nei luoghi di lavoro, nel finale il film abbandona il contesto urbano e si chiude con il "ritorno a casa" di alcuni ragazzi, in un contesto in cui la natura e gli affetti trionfano. Da ricordare, in conclusione, che Wang Bing aveva già realizzato un documentario sull’industria tessile, Bitter Money del 2016, e da segnalare che Youth (Spring) è la prima parte di un progetto la cui versione finale sarà di circa nove ore di durata.
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