Jimmy's Hall
Jimmy's Hall
2014
Paesi
Gran Bretagna, Irlanda, Francia
Generi
Drammatico, Biografico
Durata
109 min.
Formato
Colore
Regista
Ken Loach
Attori
Barry Ward
Simone Kirby
Andrew Scott
Jim Norton
Brían F. O'Byrne
Jimmy Gralton (Barry Ward) torna in Irlanda dopo dieci anni trascorsi in America: siamo negli anni Trenta, la guerra civile è da poco finita e impazza la “febbre rossa”. I giovani della sua comunità gli chiedono di riaprire la “hall”, uno spazio comune per il tempo libero, ma preti e conservatori non gradiranno e lo accuseranno di comunismo.
Il Ken Loach più retorico e ammorbante fa capolino in questa piatta pellicola totalmente priva di fascino e annegata in un mare di vecchiume filo-proletario. La vicenda di Gralton, finito poi in esilio, è realmente accaduta: sarà forse per questo che l'insieme ha l'aria di uno sciapo biopic totalmente privo di guizzi cinematografici e narrativi. Appesantito ulteriormente da un cast corale entro il quale non riesce a spiccare nessun personaggio (persino il leader Gralton si confonde nel marasma degli operai) e fiaccato dal peggior manicheismo sinistroide, per cui gli operai sono i buoni e i conservatori, ottusi e benpensanti, i cattivi, il film si trascina tra un dialogo e l'altro, estenuando lo spettatore senza mai comunicare niente di veramente nuovo. Magra consolazione, le verdi campagne irlandesi che fanno da sfondo, ma non bastano a risollevare il tiro. Presentato in concorso al Festival di Cannes.
Il Ken Loach più retorico e ammorbante fa capolino in questa piatta pellicola totalmente priva di fascino e annegata in un mare di vecchiume filo-proletario. La vicenda di Gralton, finito poi in esilio, è realmente accaduta: sarà forse per questo che l'insieme ha l'aria di uno sciapo biopic totalmente privo di guizzi cinematografici e narrativi. Appesantito ulteriormente da un cast corale entro il quale non riesce a spiccare nessun personaggio (persino il leader Gralton si confonde nel marasma degli operai) e fiaccato dal peggior manicheismo sinistroide, per cui gli operai sono i buoni e i conservatori, ottusi e benpensanti, i cattivi, il film si trascina tra un dialogo e l'altro, estenuando lo spettatore senza mai comunicare niente di veramente nuovo. Magra consolazione, le verdi campagne irlandesi che fanno da sfondo, ma non bastano a risollevare il tiro. Presentato in concorso al Festival di Cannes.
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