Il gusto delle cose
La passion de Dodin Bouffant
2023
Paese
Francia
Generi
Drammatico, Storico, Sentimentale
Durata
134 min.
Formato
Colore
Regista
Tran Anh Hung
Attori
Juliette Binoche
Benoît Magimel
Patrick d'Assumçao
Jan Hammenecker
Galatea Bellugi
Emmanuel Salinger
Francia, fine del XIX secolo. Eugénie (Juliette Binoche), cuoca eccezionale, lavora da 20 anni per il famoso gastronomo Dodin (Benoît Magimel) Nel tempo, dalla pratica della gastronomia e dalla reciproca ammirazione, è nata una relazione sentimentale. Il loro sodalizio ha prodotto piatti gustosi e delicati, ammirati da tante personalità importanti. Tuttavia Eugénie, desiderosa di libertà, non ha mai voluto sposare Dodin, che deciderà dunque di fare qualcosa che non ha mai fatto prima: cucinare per lei.

Il gusto delle cose, ritorno alla regia per il regista vietnamita naturalizzato francese Trần Anh Hùng a distanza di sette anni da Éternité (2016), mette in scena con sinuosa e raffinata eleganza formale la relazione professionale e amorosa tra due personalità legate a doppia mandata alla pratica della creazione del cibo, portata avanti da entrambi nella forma più alta ed elaborata che è possibile immaginare e concepire, tanto sul piano gastronomico quanto su quello prettamente estetico. Il prologo del film si prende immediatamente i suoi tempi per immergerci nella preparazione di piatti estremamente rifiniti e particolareggiati e risulta tanto magnetico da osservare quanto estremamente prolisso (i primi trenta minuti abbondanti sono dedicati esclusivamente alla preparazione delle pietanze), ma in compenso è anche utile a settare i tempi e le modalità di osservazione dell’opera e delle esigenze espressive di uno sguardo tanto impalpabile quanto, nei momenti migliori, evocativo e delicato. Il personaggio di Dodin Bouffant, che viene sviluppato a partire dal romanzo di Marcel Rouff del 1924, non è solo una figura gourmand ma anche un uomo di sottile e raffinata cultura, e il film sembra raccordarsi a più riprese alle sue caratteristiche, alternando lo spadellamento accurato e inesausto a tenui momenti a carattere psicologico e sentimentale che accolgono dentro di sé anche tematiche più dolorose come la malattia e l’impossibilità di dare corpo e voce a un amore in grado di prendere vita e acquisire consistenza esclusivamente “a fuoco lento”. Con un’attenzione minuziosa che, a differenza dei tanti manicaretti che nel film si vedono, potrebbe rischiare in più di un’occasione di farlo appassire e scolorire all’ombra di una passione (quella del titolo) e di un’ossessione ben più grandi. La fascinazione esercitata dal film è a tratti innegabile, in cui un contesto in cui il cibo è determinante per la vita dei protagonisti e non un semplice “contorno”, ma l’eccessiva insistenza su ciò che di appetitoso e flagrante vive e respira intorno ai personaggi rischia in più di un’occasione di limitare parte del coinvolgimento emotivo generale. Tra le pietanze del film troviamo il pot-au-feu, un bollito contadino del nord della Francia, preparato con carni e verdura cotti in acqua a fuoco basso per delle ore, e l’omelette norvegese. Presentato in Concorso al Festival di Cannes 2023 dove ha vinto il premio per la miglior regia.
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