Un violento tornado nel Kansas fa atterrare la casa della piccola Dorothy (Judy Garland), in compagnia del fidato cagnolino Toto (Terry), in una terra sconosciuta. La ragazza viene ringraziata dai piccoli abitanti del luogo, i Mastichini, poiché ha involontariamente ucciso la tirannica Strega crudele dell'Est (Margaret Hamilton). Quest'ultima però ha una sorella, la Strega crudele dell'Ovest (Margaret Hamilton), altrettanto cattiva: la fattucchiera pretende le scarpette rosse della parente deceduta, adesso possedute da Dorothy. Su suggerimento della buona fata Glinda (Billie Burke), la piccola decide di consultare i poteri del grande mago di Oz (Frank Morgan) e si dirige verso la città di smeraldo. Sul suo cammino incontrerà uno spaventapasseri (Ray Bolger), un boscaiolo di latta (Jack Haley) e un leone senza coraggio (Berth Lahr), con i quali proseguirà il viaggio, minato dagli attacchi della perfida strega.
Tratto dalle storie di L. Frank Baum (che avevano già ispirato diversi film incluso uno dal medesimo titolo con Oliver Hardy e la regia di Larry Semon, nel 1925), è un variopinto carosello in Technicolor di musica, suggestioni visive e sentimentalismo che non teme di essere smielato, e che fa i conti con il proprio statuto di culto: la storia di Dorothy è lo specchio mai arrendevole di un'America post-depressione in odore di cambiamento, le canzoni e tutti i personaggi si vincolano con estremo amore a una stereofonia camp praticamente immortale, Judy Garland furoreggia nei numeri musicali e consegna alla storia la meravigliosa sequenza di Over the Rainbow (premiata con l'Oscar così come la colonna sonora di Herbert Stothart), che se non è la canzone “filmica” più conosciuta e ri-eseguita di sempre poco ci manca. Dorothy, il leone fifone, Totò, il boscaiolo di latta, il mago, la strega Margaret Hamilton: tutte pedine gioiose e colorate, emblemi caricaturali di un mondo eccessivo e, in fondo, indimenticabile. Gioiello di punta prodotto da Mervyn Le Roy per MGM, realizzato nello stesso anno di Via col vento e dallo stesso regista, Victor Fleming, che in entrambi i casi sarebbe subentrato a George Cukor, sul set per pochissimo tempo. Alcune sequenze, però, furono dirette da King Vidor. Straordinaria fotografia di Harold Rosson. Presentato in concorso al Festival di Cannes.