Due imprenditori milanesi (Ernesto Calindri e Luigi Pavese), a Roma per affari riguardanti la costruzione di una "Casa per la protezione della giovane", si ritrovano invischiati in un gioco di malintesi e contrattempi a causa della predilezione, da parte di uno dei due, per fanciulle particolari, nella fattispecie intraprendenti ragazze squillo. Un Lucio Fulci ancora lontano, cronologicamente e cinematograficamente, dal dispensare brividi e inquietare il proprio pubblico, intrattiene con questa innocua giostra degli equivoci, opportunamente definita negli stessi titoli di testa come «pochade di un tempo moderno». Quindi, via libera a una comicità di facile presa, che si fa beffe del perbenismo della società italiana anni Sessanta e delle abitudini evasive del maschio italico, pronto a sollazzarsi tra mercenarie lenzuola di compiacenti giovani. Ovviamente, i toni sono leggeri e farseschi e la sceneggiatura è praticamente inesistente: una pellicola fondata su una serie di gag comiche elementari, unite da un sottile filo conduttore, da considerare come un piccolo gioco satirico e nulla più. Inconsistente. Nutrito il cast, che affianca alle beltà di Sylva Koscina (Marisa) e Valeria Fabrizi (Milena) i più noti Ernesto Calindri (Parodi) e Nino Taranto (Petroni). Piccolo ruolo per il duo comico Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Esordio nel cinema italiano per Philippe Noiret nei panni di Bellini.