Guido Tersilli (Alberto Sordi), giovane appena laureato in medicina, è intenzionato ad aprire un proprio studio e a strappare una convenzione con la mutua, nel tentativo di accaparrarsi più pazienti possibili. La morte di un collega fa scattare la caccia ai suoi mutuati.
Tratto dall'omonimo romanzo di Giuseppe D'Agata, Il medico della mutua è uno dei più grandi successi popolari di Alberto Sordi (campione d'incassi nella stagione 1968-69). Il famoso incipit in cui la macchina da presa piazzata sul tettuccio di un'ambulanza ci mostra tutta Roma, sulle note indimenticabili di Samba fortuna scritta da Piero Piccioni, anticipa un lungo e grottesco flashback che, come in quasi tutte le commedie all'italiana, mette in scena una vicenda legata alla più stretta realtà del periodo. Il film di Zampa si scaglia infatti contro il sistema sanitario organizzato dalla mutua, in cui i numeri contano più dei malati e il rapporto medico-paziente vive di rituali meccanici e ripetitivi. Qualche ridondanza di troppo non manca, così come si segnalano alcuni passaggi grossolani, ma la satira colpisce comunque nel segno. Alberto Sordi (che ha collaborato anche alla sceneggiatura, insieme a Zampa e Sergio Amidei) interpreta con efficacia un personaggio fastidioso, viscido e arrivista, ma sono da segnalare anche Ida Galli (Anna Maria, moglie del professor Tersilli) e Bice Valori (Amelia, moglie del professore deceduto).