Documentario sul piccolo campione Lionel Messi, da molti considerato il calciatore più forte di tutti i tempi: dagli esordi giovanili segnati dai problemi fisici legati alla crescita, sino al suo approdo al Barcellona dove riuscirà a vincere tutti i trofei possibili. Abbandonati i toni più visionari e macabri (suoi titoli quali La ballata dell'odio e dell'amore del 2010 o Le streghe son tornate del 2013), Álex de la Iglesia prova ora a dirigere un documentario sulla vita di un grandissimo campione sportivo, non riuscendo però a colpire nel segno. Scegliendo, contro ogni aspettativa, un registro estremamente convenzionale, il regista lascia dilagare la retorica più sciatta (le sequenze con la nonna), girando intorno alla narrazione senza riuscire a tracciare un percorso netto. Il film non aggiunge nulla di nuovo a quanto già risaputo sul campione (eccezion fatta per gli interventi dei suoi colleghi, unica cosa meritevole della pellicola) e a più riprese dipinge un ritratto completamente di parte, mirato solo a esaltare la figura del bomber in maniera quasi agiografica. I fan della Pulce lo ameranno, gli altri lo lascino perdere.