La vita di Nicola II (Michael Jayston), ultimo Zar dell'Impero Russo. Dalle difficoltà nella gestione del potere durante la rivoluzione del 1905, passando per la decadenza degli anni '10 sotto l'influenza di Rasputin (Tom Baker), per arrivare alla Rivoluzione bolscevica.
Dopo Patton, generale d'acciaio (1970), Franklin J. Schaffner tenta di ripetere la stessa operazione con lo Zar Nicola II ma fallisce. L'obiettivo è sempre quello di girare un biopic freddo e distaccato su una figura controversa della storia del Novecento, ma la riflessione su un potente totalmente fuori dal proprio tempo (tema ricorrente in Schaffner) non si innesca mai e il film procede goffo e pomposo proprio come il decadente ambiente nobiliare russo che vorrebbe descrivere con oggettività. Al tempo riscosse un discreto successo, ma è da considerarsi come una sorta di antesignano dei grigi e tromboni film biografici che Hollywood comincerà a sfornare in serie nei decenni successivi. Raffica di inesattezze storiche nella sceneggiatura di James Goldman, tratto dall'omonimo saggio storico di Robert K. Massie (scritto senza poter accedere agli archivi sovietici): nel 1913 Stolypin era già morto da due anni, mentre nel film appare mentre organizza il Trecentenario dei Romanov; Stalin non era presente al congresso in cui il Partito Bolscevico si separò dai Menscevichi. Due Oscar (scenografia e costumi).