Accantonata la passione per la pittura, Dino (Horst Buchholz), ragazzo di famiglia ricca, passa le sue giornate abbandonandosi all'ozio. Quando incontra Cecilia (Catherine Spaak), aspirante e giovane modella, inizia con lei una relazione unicamente a sfondo sessuale, pensando si tratti di un mero passatempo per impegnare le giornate. Scoperto che la ragazza ha altri amanti, farà di tutto per legarla a sé, cadendo vittima della disperazione. Dall'omonimo romanzo di Alberto Moravia, Damiano Damiani trae un film ambiguo, sia per la materia trattata, sia per come sceglie di affrontarla: se il tema della passione erotica suscitata dalla bellissima Cecilia (Catherine Spaak, in un ruolo che le calza a pennello) è affrontato a muso duro, sono i tratti psicologici ad apparire dapprima tenebrosi, ma poi via via più incerti. La causa è forse rintracciabile nelle doti espressive di un protagonista (Buchholz) non sempre all'altezza, o in un montaggio frammentato e didascalico. La parte centrale, con il lento scivolamento di Dino nell'amore o in quello che lui riconosce come tale, è senza dubbio la più riuscita. La regia di Damiani, comunque, si muove con maestria, sfruttando abilmente gli esterni di una Roma assolata e, negli interni, le magnifiche scenografie di Carlo Egidi. Alla sceneggiatura hanno collaborato anche Tonino Guerra e Ugo Liberatore, oltre allo stesso regista. Bette Davis interpreta la madre di Dino.