Non si ruba a casa dei ladri
2016
Paese
Italia
Genere
Commedia
Durata
93 min.
Formato
Colore
Regista
Carlo Vanzina
Attori
Vincenzo Salemme
Massimo Ghini
Manuela Arcuri
Stefania Rocca
Maurizio Mattioli
Antonio Russo (Vincenzo Salemme) è un piccolo imprenditore napoletano che finisce in povertà quando la sua azienda fallisce dopo aver perso una gara d’appalto truccata. Lui e la moglie Daniela (Stefania Rocca) finiscono così per lavorare come camerieri presso un potente e corrotto faccendiere romano (Massimo Ghini). Quando Antonio viene a sapere che proprio il suo datore di lavoro è stato colui che ha pilotato la gara d’appalto, lui e la moglie penseranno a una terribile vendetta…
Classica commedia italiana contemporanea che si capisce presto dove voglia andare a parare, Non si ruba a casa dei ladri svela troppo presto le sue carte, fin da un titolo a dir poco esplicito su quello che succederà nel corso della narrazione. I fratelli Vanzina, più che di crisi economica, parlano di figure corrotte e arraffone con notevole superficialità. La trama si seguirebbe anche abbastanza volentieri, se non fosse che tutto risulta scontato e il livello delle battute sia davvero bassino (si veda il siparietto con Ghini e la Arcuri di fronte all’annuncio della “suite Gugliemo Tell”). Da un soggetto in cui si vuole “denunciare” l’universo degli imbrogli e delle mazzette era lecito aspettarsi un impegno maggiore o, quantomeno, una maggiore attenzione drammaturgica.
Classica commedia italiana contemporanea che si capisce presto dove voglia andare a parare, Non si ruba a casa dei ladri svela troppo presto le sue carte, fin da un titolo a dir poco esplicito su quello che succederà nel corso della narrazione. I fratelli Vanzina, più che di crisi economica, parlano di figure corrotte e arraffone con notevole superficialità. La trama si seguirebbe anche abbastanza volentieri, se non fosse che tutto risulta scontato e il livello delle battute sia davvero bassino (si veda il siparietto con Ghini e la Arcuri di fronte all’annuncio della “suite Gugliemo Tell”). Da un soggetto in cui si vuole “denunciare” l’universo degli imbrogli e delle mazzette era lecito aspettarsi un impegno maggiore o, quantomeno, una maggiore attenzione drammaturgica.
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