Pagine dal libro di Satana
Blade af Satans Bog
1920
Paese
Danimarca
Genere
Drammatico
Durata
167 min.
Formato
Bianco e Nero
Regista
Carl Theodor Dreyer
Attori
Helge Nissen
Halvard Hoff
Jacob Texiere
Punito da Dio per essersi a lui ribellato, l'angelo caduto Satana (Helge Nissen) è condannato a tentare gli uomini sulla terra. La durata della sua pena si accorcia solo quando il tentato resiste alla tentazione. In quattro momenti della storia dell'umanità egli sconta la sua punizione: durante i giorni della passione di Cristo, dell'Inquisizione spagnola, della Rivoluzione Francese e della invasione russa della Finlandia nel 1918.
Soltanto alla sua terza prova dietro la macchina da presa, dopo Il presidente (1919) e La vedova del pastore (1920), Carl Theodor Dreyer ottiene dalla Nordisk Film l'opportunità di girare un kolossal dalle dimensioni produttive imponenti per l'industria del cinema danese dell'epoca. Il modello di riferimento è Intolerance (1916) di David W. Griffith, dal quale Dreyer è stato molto colpito e di cui ricalca la partizione in 4 episodi dedicati ad altrettante epoche storiche. Il risultato è un maestoso affresco d'autore, di grande raffinatezza e impatto emotivo. Per tensione stilistica e potenza visionaria l'episodio più affascinante è quello cristologico, cruciale anche alla luce della mancata realizzazione di quel film sulla vita di Gesù che Dreyer portò nel cuore fino alla fine dei suoi giorni. Le poco ortodosse implicazioni teologiche della vicenda e le incarnazioni di Satana nei panni di giacobino e di soldato dell'Armata Rossa suscitarono aspre reazioni da parte di integralisti cristiani e critici di sinistra. A tanti osservatori tuttavia non sfuggì di rilevare la decisiva portata storica del film, tappa fondamentale per Dreyer e per tutto il cinema scandinavo.
Soltanto alla sua terza prova dietro la macchina da presa, dopo Il presidente (1919) e La vedova del pastore (1920), Carl Theodor Dreyer ottiene dalla Nordisk Film l'opportunità di girare un kolossal dalle dimensioni produttive imponenti per l'industria del cinema danese dell'epoca. Il modello di riferimento è Intolerance (1916) di David W. Griffith, dal quale Dreyer è stato molto colpito e di cui ricalca la partizione in 4 episodi dedicati ad altrettante epoche storiche. Il risultato è un maestoso affresco d'autore, di grande raffinatezza e impatto emotivo. Per tensione stilistica e potenza visionaria l'episodio più affascinante è quello cristologico, cruciale anche alla luce della mancata realizzazione di quel film sulla vita di Gesù che Dreyer portò nel cuore fino alla fine dei suoi giorni. Le poco ortodosse implicazioni teologiche della vicenda e le incarnazioni di Satana nei panni di giacobino e di soldato dell'Armata Rossa suscitarono aspre reazioni da parte di integralisti cristiani e critici di sinistra. A tanti osservatori tuttavia non sfuggì di rilevare la decisiva portata storica del film, tappa fondamentale per Dreyer e per tutto il cinema scandinavo.
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