Il ponte delle spie
Bridge of Spies
2015
Paesi
Usa, India, Germania
Generi
Spionaggio, Drammatico
Durata
141 min.
Formati
Colore, Bianco e Nero
Regista
Steven Spielberg
Attori
Tom Hanks
Mark Rylance
Amy Ryan
Alan Alda
Billy Magnussen
Austin Stowell
Jesse Plemons
Sebastian Koch
James Donovan (Tom Hanks), avvocato assicurativo di Brooklyn, si ritrova suo malgrado al centro della Guerra fredda. Prima viene assegnato come avvocato difensore della spia russa Rudolf Abel (Mark Rylance), poi ingaggiato dalla CIA per negoziare il rilascio di un pilota statunitense, alla guida di un aereo spia americano abbattuto nei cieli dell'Unione Sovietica.
Ispirato a una storia vera, Il ponte delle spie è, prima ancora che una spy-story confezionata in maniera impeccabile e decisamente coinvolgente, un elogio dell'umanesimo come antidoto al cinico pragmatismo istituzionale e come ideale strumento di risoluzione di problematiche complesse. L'avvocato Donovan è un esemplare antieroe spielberghiano, determinato fino alla cocciutaggine e disposto a perseguire i suoi obiettivi conservando la propria umanità e usandola come spinta alla ricerca di percorsi alternativi e alla messa in discussione di dogmi (sociali e ideologici) apparentemente inscalfibili. Le guerre non si possono risolvere prescindendo dalla politica, ma la politica non può permettersi di sottovalutare il fattore umano, ed è proprio attraverso la diplomazia, la consapevolezza dei propri limiti e la necessità di andare oltre i rispettivi egoismi che i conflitti possono trovare una soluzione. Un tema non certo nuovo per il cinema di Steven Spielberg, comunque declinato dal regista con una sempre sorprendente inventiva (soprattutto nella prima parte, superiore alla seconda), oltre che con un calore e una partecipazione emotiva che non lasciano indifferenti, riuscendo a parlare con intelligenza del presente guardando al passato. Lo sguardo su un mondo dilaniato dalla paura ed estremamente fragile, terribile eppure al contempo grottesco, si arricchisce poi dell'ironia lucida e disincantata dei fratelli Coen che firmano la sceneggiatura (insieme a Matt Charman) e danno un'insolita quanto efficace coloritura a tutta l'operazione. Decisamente in parte Tom Hanks, ma a rubare la scena, seppur con un minutaggio limitato, è Mark Rylance, attore teatrale di magnetica presenza che regala una performance di grande rilievo tutta giocata in sottrazione. Splendida colonna sonora firmata da Thomas Newman che ha sostituito John Williams, storico collaboratore del regista. Tra le sequenze da ricordare, il notevolissimo inizio dal sapore hitchcockiano. Il titolo del film fa riferimento al ponte di Glienicke che un tempo univa la zona est e quella ovest di Berlino. Premio Oscar a Mark Rylance come miglior attore non protagonista.
Ispirato a una storia vera, Il ponte delle spie è, prima ancora che una spy-story confezionata in maniera impeccabile e decisamente coinvolgente, un elogio dell'umanesimo come antidoto al cinico pragmatismo istituzionale e come ideale strumento di risoluzione di problematiche complesse. L'avvocato Donovan è un esemplare antieroe spielberghiano, determinato fino alla cocciutaggine e disposto a perseguire i suoi obiettivi conservando la propria umanità e usandola come spinta alla ricerca di percorsi alternativi e alla messa in discussione di dogmi (sociali e ideologici) apparentemente inscalfibili. Le guerre non si possono risolvere prescindendo dalla politica, ma la politica non può permettersi di sottovalutare il fattore umano, ed è proprio attraverso la diplomazia, la consapevolezza dei propri limiti e la necessità di andare oltre i rispettivi egoismi che i conflitti possono trovare una soluzione. Un tema non certo nuovo per il cinema di Steven Spielberg, comunque declinato dal regista con una sempre sorprendente inventiva (soprattutto nella prima parte, superiore alla seconda), oltre che con un calore e una partecipazione emotiva che non lasciano indifferenti, riuscendo a parlare con intelligenza del presente guardando al passato. Lo sguardo su un mondo dilaniato dalla paura ed estremamente fragile, terribile eppure al contempo grottesco, si arricchisce poi dell'ironia lucida e disincantata dei fratelli Coen che firmano la sceneggiatura (insieme a Matt Charman) e danno un'insolita quanto efficace coloritura a tutta l'operazione. Decisamente in parte Tom Hanks, ma a rubare la scena, seppur con un minutaggio limitato, è Mark Rylance, attore teatrale di magnetica presenza che regala una performance di grande rilievo tutta giocata in sottrazione. Splendida colonna sonora firmata da Thomas Newman che ha sostituito John Williams, storico collaboratore del regista. Tra le sequenze da ricordare, il notevolissimo inizio dal sapore hitchcockiano. Il titolo del film fa riferimento al ponte di Glienicke che un tempo univa la zona est e quella ovest di Berlino. Premio Oscar a Mark Rylance come miglior attore non protagonista.
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