Prima della pioggia
Pred doždot
1994
Amazon Prime Video
Paese
Macedonia
Generi
Drammatico, Guerra
Durata
113 min.
Formato
Colore
Regista
Milcho Manchevski
Attori
Katrin Cartlidge
Rade Šerbedžija
Grégoire Colin
Labina Mitevska
Jay Villiers
Silvija Stojanovska
Phyllida Law
Josif Josifovski
Tre episodi. Parole: il giovane monaco Kiril (Grégoire Colin), votato al silenzio, nasconde nel suo convento una ragazza di ceppo albanese che alcuni macedoni vogliono uccidere. Volti: Anne (Katrin Cartlidge), photo-editor in un'agenzia di Londra si dibatte tra l'amore per il marito Nick (Jay Villiers) e l'attrazione per il fotografo di guerra Aleksander (Rade Šerbedžija). Immagini: tornato in Macedonia, Aleksander si trova coinvolto, suo malgrado, nel conflitto tra macedoni e albanesi.
Trittico a struttura circolare e con numerosi rimandi interni che riflette sull'orrore e l'idiozia umana che genera violenza e fomenta odio destinati a confluire in una guerra fratricida. L'inutilità della guerra, le strumentalizzazioni religiose, il fanatismo fondamentalista e il disprezzo etnico vengono illustrati in una narrazione episodica e di ampio respiro che, pur guardando al particolare (la guerra nei Balcani), punta all'universale. Lo stile frenetico, la costruzione visiva affascinante (decisamente sorprendente, trattandosi di un'opera prima) e il tono appassionato e partecipe del racconto riscattano in parte un prodotto che, malgrado le lodevoli intenzioni, appare fin troppo costruito e schematico, prevedibile nei suoi sviluppi e meno incisivo di quanto non vorrebbe apparire. Compiaciuto e a tratti estetizzante in maniera eccessiva, il film di Manchevski è sicuramente ambizioso ma irrisolto e la partecipazione emotiva dello spettatore pare derivare quasi esclusivamente dall'importanza del tema trattato più che dal mondo in cui esso viene declinato. Leone d'oro alla Mostra di Venezia 1994, ex aequo con Vive l'amour (1994) di Tsai Ming-liang.
Trittico a struttura circolare e con numerosi rimandi interni che riflette sull'orrore e l'idiozia umana che genera violenza e fomenta odio destinati a confluire in una guerra fratricida. L'inutilità della guerra, le strumentalizzazioni religiose, il fanatismo fondamentalista e il disprezzo etnico vengono illustrati in una narrazione episodica e di ampio respiro che, pur guardando al particolare (la guerra nei Balcani), punta all'universale. Lo stile frenetico, la costruzione visiva affascinante (decisamente sorprendente, trattandosi di un'opera prima) e il tono appassionato e partecipe del racconto riscattano in parte un prodotto che, malgrado le lodevoli intenzioni, appare fin troppo costruito e schematico, prevedibile nei suoi sviluppi e meno incisivo di quanto non vorrebbe apparire. Compiaciuto e a tratti estetizzante in maniera eccessiva, il film di Manchevski è sicuramente ambizioso ma irrisolto e la partecipazione emotiva dello spettatore pare derivare quasi esclusivamente dall'importanza del tema trattato più che dal mondo in cui esso viene declinato. Leone d'oro alla Mostra di Venezia 1994, ex aequo con Vive l'amour (1994) di Tsai Ming-liang.
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