Umberto (Leonardo Pieraccioni), dopo aver tentato un maldestro colpo in banca insieme a un dipendente (Massimo Ceccherini) per salvare le sorti della sua ditta colpita dalla crisi, si trova in carcere a Ventotene dove, giunto ormai a fine pena, sconta i giorni restanti lavorando per la biblioteca. Qui conosce la bella Morgana (Laura Chiatti), convinta che l’uomo sia impiegato nella struttura detentiva: nasconderle la verità sarà complesso, dato che Umberto a mezzanotte ha il coprifuoco.
Ennesima variazione sul tema da parte di Pieraccioni, il quale continua a riproporre la solita, patetica formula di commedia romantica in cui, oltre che dirigere, interpreta un protagonista simpatico che seduce belle donne con il caratteristico aplomb toscano. Una ricetta ormai logora che, anche se non manca di incassare grazie al generoso pubblico natalizio, si pone all’antitesi del cinema stesso: nessun intento creativo ma solo speculatorio, nessun tentativo, seppur blando, di introdurre una minima novità. Tutto, compreso Ceccherini nel ruolo del socio tonto, è riciclato da un repertorio che non ha mai avuto alcun motivo di interesse, figuriamoci dopo vent’anni di riproposizioni. La partecipazione del nano Davide Marotta, preso in giro da Pieraccioni, aggiunge quel quid di cattivo gusto di cui non si sentiva la mancanza, mentre la Chiatti è tremendamente spaesata. Da evitare.