Michele (Ludovico Girardello) è, in apparenza, un adolescente come tanti: poco popolare a scuola, non brilla nello studio e nemmeno nello sport. Persino Stella (Noa Zatta), la sua compagna di classe per cui nutre più di un sentimento, non sembra accorgersi di lui. Un giorno però, dopo aver comprato un costume da supereroe cinese in un misterioso negozio, Michele scopre di avere un potere: può diventare invisibile.
Un (piccolo) supereroe per Gabriele Salvatores: il regista napoletano firma un fantasy a tutti gli effetti, un cinecomic che si ispira alle narrazioni tipiche dell'universo dei fumetti. Indubbiamente Il ragazzo invisibile è, nelle intenzioni, un progetto coraggioso e decisamente inusuale per il cinema italiano che, in particolare nel nuovo millennio, non ha quasi mai puntato a prodotti di questo tipo: peccato, però, che gli esiti non siano all'altezza dell'ambizione iniziale. Salvatores vuole dare vita a un tipico romanzo di formazione dal forte impatto simbolico (l'invisibilità come metafora della condizione adolescenziale), ma appare in questo senso fin troppo scolastico, e incapace di dare spessore ai diversi elementi narrativi che vuole portare avanti. Seppur il suo lavoro abbia discreto ritmo, è difficile farsi trascinare completamente in una storia scontata e ricca di cliché (la figura del cieco, in particolare) che accompagnano lo spettatore per tutta la visione. Mal calibrato, soprattutto nella parte finale che risulta frettolosa e scritta con poca attenzione. Cast altalenante che non aiuta il film a rialzarsi dopo le tante cadute che lo affliggono lungo il cammino.