Francia, diciottesimo secolo. Suzanne (Pauline Etienne) a soli 16 anni viene costretta dalla sua famiglia a prendere i voti. La vita in convento sarà più dura del previsto, e riguadagnare un po' di quella libertà perduta sembra impossibile. Tratto dall'omonimo romanzo di Denis Diderot del 1780, già portato sul grande schermo da Jacques Rivette nel 1966, La religiosa è un nuovo adattamento senza infamia e senza lode di cui si sentiva ben poco il bisogno. La confezione è curata e a tratti elegante, ma troppo fredda per poter coinvolgere ed emozionare come il regista (crediamo) avrebbe voluto. Il film si lascia guardare, ma non regala mai guizzi, e la messinscena, patinata e precisina, finisce per risultare un vuoto contenitore su cui si poggia il soggetto di partenza. Vittima di un finale inconsistente (si faccia un paragone con quello di Rivette), è una pellicola che si dimentica in fretta, interpretata discretamente da Pauline Etienne che tenta faticosamente di reggere tutto il peso del film sulle sue giovani spalle. Isabelle Huppert entra in scena troppo tardi. Presentato in concorso al Festival di Berlino 2013.