Roger B. Smith, amministratore delegato dell'industria automobilistica General Motors, porta la fabbrica in una profonda crisi che causerà il licenziamento di migliaia di dipendenti. Questo documentario prova a fare luce sul caso. Il giornalista Michael Moore si improvvisa cineasta realizzando un documentario fresco e innovativo, capace di iniziare quello che diventerà un sottogenere del cinema fattuale. Un vero e proprio film d'inchiesta incentrato sulla comicità del suo autore e la satira che scaturisce dai suoi interventi. Il regista si mette in gioco in prima persona in una sorta di caccia all'uomo che non lo vedrà mai faccia a faccia con la sua preda (Roger B. Smith non si sottoporrà ad alcuna domanda di Moore), senza tuttavia dimenticarsi della serietà degli argomenti trattati. La pellicola prende le mosse dallo scandalo del fallimento della General Motors per poi mostrare senza filtri una povertà sociale troppo spesso nascosta agli occhi della massa. Le sequenze più toccanti sono le interviste agli ex operai del colosso automobilistico, costretti ai lavori più disparati o ad azioni scellerate per poter pagare l'affitto. Il documentario muove anche un'attenta requisitoria verso la falsità e l'ipocrisia delle alte sfere statunitensi, sempre sorridenti e disponibili davanti alle telecamere, ma spregevoli e ciniche nella realtà di tutti i giorni. Da vedere.