Andrzej (Jerzy Skolimowski) si prepara a partire per il servizio di leva e decide di passare il suo ultimo giorno di libertà bighellonando per le strade di Varsavia. Man mano che il tempo passa, tra una passeggiata e l'altra, i dubbi e le ansie di Andrzei emergono. Il giovane si convince della necessità di cambiare radicalmente vita anche in seguito all'incontro con una ragazza (Elżbieta, Czyżewska). Esordio alla regia per Jerzy Skolimowski, uno dei principali rappresentanti della scuola di Lodz e della Nouvelle Vague polacca fiorita all'inizio degli anni sessanta. Forse la più autobiografica delle opere del regista che sceglie di mettersi in gioco in prima persona, interpretando il ruolo del protagonista: nasce così un vero e proprio alter ego del cineasta, un personaggio rissoso e disincantato, annoiato dalla superficialità che lo circonda ma ciononostante mosso da una vitalità e da una voglia di sperimentare, di scardinare modelli precostituiti evidente anche nella forma filmica adottata. Il risultato è vibrante, nervoso e visivamente portentoso, arricchito da un uso intelligente e fecondo della macchina da presa (memorabili diversi piani-sequenza), nonché da un gusto per la costruzione immaginifica decisamente singolare. Un film anomalo e libero che trasmette un senso di inadeguatezza verso la società comunista e al contempo si fa foriero di una creatività frenetica che non può lasciare indifferenti.