Si vive una volta sola
2020
Paese
Italia
Genere
Commedia
Durata
105 min.
Formato
Colore
Regista
Carlo Verdone
Attori
Carlo Verdone
Anna Foglietta
Rocco Papaleo
Max Tortora
Un quartetto di medici tanto abili in sala operatoria quanto inaffidabili, fragili e maldestri nella vita privata: il professor Umberto Gastaldi (Carlo Verdone), la grintosa strumentista Lucia Santilli (Anna Foglietta), l’anestesista Amedeo Lasalandra (Rocco Papaleo) e il suo assistente Corrado Pezzella (Max Tortora). Grandi amanti delle burle, la loro vittima preferita è Amedeo, tanto ingenuo quanto permaloso. Purtroppo, per un amaro scherzo del destino, Umberto, Lucia e Corrado scoprono che il loro amico e collega è gravemente malato: anziché svelargli la triste verità, decidono di partire per un viaggio on the road nel Sud Italia.

Carlo Verdone torna davanti e dietro la macchina da presa per dirigere e interpretare un film che vorrebbe essere allo stesso tempo umoristico e malinconico, con ampie punte di comicità che dovrebbero convivere col filone più corale della sua produzione. In Si vive una volta sola l’attore e regista romano sceglie di raccontare le vicende di ben quattro personaggi creando un rapporto d’amicizia contrassegnato da una vocazione caustica e crudele per lo scherzo cinico e liberatorio, sulla falsariga dell’indimenticata lezione del Monicelli di Amici miei (1975) e qualche spunto di critica sociale e di costume verso le ipocrisie (e le idiosincrasie) che spesso affollano i legami odierni e i loro tanti paradossi. Premesse che però rimangono solo sulla carta, perché nei fatti Si vive una volta sola non palesa mai la capacità di scavare sotto la superficie e di graffiare con autenticità. I quattro personaggi principali evitano tutti la macchietta, ma sconfinano al contempo nell’inconsistenza: se Verdone si limita a riproporre stancamente tic moralistici e richiami alla propria figura pubblica (la sua passione per la medicina è arcinota), quelli della Foglietta, di Papaleo e di Tortora sono compagni di viaggio piuttosto stiracchiati ed evanescenti. Verdone pare subire la stanchezza e la perdita di certezze presente senza trovare una chiave originale per declinare tale assenza di bussola, e il ricorso alle “zingarate” di un tempo appare un appiglio sfiatato e fuori tempo massimo, totalmente privo tanto di ricadute esplosive sul piano della commedia quanto di una qualsivoglia catarsi sul fronte esistenziale. Se la prima parte del film, la più votata allo scherno, appare tuttavia più promettente, la seconda s’inabissa in un improbabile e appannato road movie  pugliese molto linea con la fase Filmauro della produzione di Verdone (alla sceneggiatura, oltre a Pasquale Plastino, c’è non a caso anche Giovanni Veronesi) e decisamente distante dai suoi giorni migliori, con virate nelle gag da cinepanettone di cui ormai si avverte sempre meno la necessità. Rispetto al precedente Benedetta follia (2018), sceneggiato con Guaglianone e Menotti, il passo indietro è evidente e l’efficacia delle situazioni proposte assai più vicina ai minimi storici. Fin troppo invadente, in più di una sequenza, anche la presenza di smaccati product placement.
Maximal Interjector
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