Someone, Somewhere
Deux moi
2019
Paese
Francia
Generi
Commedia, Drammatico, Sentimentale
Durata
110 min.
Formato
Colore
Regista
Cédric Klapisch
Attori
François Civil
Ana Girardot
Camille Cottin
François Berléand
Simon Abkarian
Rémy e Mélanie sono due vicini di casa infelici e depressi. Lui non riesce a dormire, lei non riesce a smettere di farlo. Entrambi trovano nella psicoterapia il modo di affrontare la loro vita, ma sono alla continua ricerca di una persona speciale con la quale condividerla.
Con Deux moi Cédric Klapisch può dichiarare ormai archiviata la trilogia, iniziata con L’appartamento spagnolo (2002) e conclusa con Rompicapo a New York (2013), che lo ha reso celebre nel mondo intero. L’impulso di discostarsi il più possibile dai lavori precedenti sembra essere il motore dell’intera pellicola. La principale peculiarità dell'operazione, ovvero quella di essere equamente divisa tra due personaggi che possono ugualmente esser considerati protagonisti, sembra infatti esser quasi una risposta spontanea e contraria all’insistita centralità dell'unico protagonista delle opere precedenti. Di conseguenza, viene anche a mancare l'onnipresente voce fuori campo (nonostante venga in parte sostituita dalle sessioni di psicoterapia), diventata nel corso degli anni vera e propria cifra stilistica del regista francese. Elemento di discontinuità nella sua carriera e originalità nella produzione mainstream di commedie romantiche è anche la modifica, seppur blanda e innocua, del canovaccio sulla quale si basa il suddetto genere: se sin dai tempi del cinema classico americano la formula di sceneggiatura è sempre stata boy meets a girl, boy loses the girl, boy gets the girl in questo caso, il focus sembra spostarsi su tutto ciò che avviene prima del fatale primo incontro. L’obiettivo sembra essere quindi quello di convincere lo spettatore della compatibilità dei due protagonisti analizzandoli in maniera separata. L’alternarsi di momenti di esaltante efficacia postmoderna, ad altri ben più grezzi ed abbozzati, definiscono un risultato convincente solo in minima parte. Sebbene vengano quindi confermate le capacità di Klapisch nel distinguersi dalla forma dominante delle rom-com, il suo stile, non particolarmente adatto alla storia narrata, crea un corto-circuito tra l’idea alla base del progetto e la sua resa.
Con Deux moi Cédric Klapisch può dichiarare ormai archiviata la trilogia, iniziata con L’appartamento spagnolo (2002) e conclusa con Rompicapo a New York (2013), che lo ha reso celebre nel mondo intero. L’impulso di discostarsi il più possibile dai lavori precedenti sembra essere il motore dell’intera pellicola. La principale peculiarità dell'operazione, ovvero quella di essere equamente divisa tra due personaggi che possono ugualmente esser considerati protagonisti, sembra infatti esser quasi una risposta spontanea e contraria all’insistita centralità dell'unico protagonista delle opere precedenti. Di conseguenza, viene anche a mancare l'onnipresente voce fuori campo (nonostante venga in parte sostituita dalle sessioni di psicoterapia), diventata nel corso degli anni vera e propria cifra stilistica del regista francese. Elemento di discontinuità nella sua carriera e originalità nella produzione mainstream di commedie romantiche è anche la modifica, seppur blanda e innocua, del canovaccio sulla quale si basa il suddetto genere: se sin dai tempi del cinema classico americano la formula di sceneggiatura è sempre stata boy meets a girl, boy loses the girl, boy gets the girl in questo caso, il focus sembra spostarsi su tutto ciò che avviene prima del fatale primo incontro. L’obiettivo sembra essere quindi quello di convincere lo spettatore della compatibilità dei due protagonisti analizzandoli in maniera separata. L’alternarsi di momenti di esaltante efficacia postmoderna, ad altri ben più grezzi ed abbozzati, definiscono un risultato convincente solo in minima parte. Sebbene vengano quindi confermate le capacità di Klapisch nel distinguersi dalla forma dominante delle rom-com, il suo stile, non particolarmente adatto alla storia narrata, crea un corto-circuito tra l’idea alla base del progetto e la sua resa.
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