Nella brumosa Londra vittoriana, un omicida seriale fanatico di Baudelaire adesca e uccide belle fanciulle. La polizia brancola nel buio e invita la ballerina Sandra (Lucille Ball) a fare da esca: per la giovane inizia un'avventura all'insegna del pericolo che le farà trovare anche l'amore. Esercizio di stile realizzato al solo scopo di intrattenere, Lo sparviero di Londra ricalca le dinamiche narrative di molte altre opere analoghe riuscendo a mescolare con disinvoltura registri apparentemente incompatibili. La calibratissima sceneggiatura di Leo Rosten parte con cadenze da thriller poliziesco per toccare poi il dramma e la sofisticata commedia sentimentale: ma a dare l'acqua della vita al film ci pensano lo charme di George Sanders, principale sospettato che finisce per far innamorare la protagonista, e la brillante interpretazione della Ball. La classe di Sirk traspare nella suggestiva ambientazione londinese, giocata su ombre e atmosfere rarefatte, e nella direzione degli attori, figure mosse sullo schermo al solo scopo di confezionare una deliziosa pellicola di genere a cui non interessa la suspense. Ma l'evidente raffinatezza non basta a compensare uno svolgimento che spesso si arena in sottotrame poco accattivanti che affossano il ritmo della narrazione. Gustosa apparizione di Boris Karloff, nei panni di un eccentrico maniaco ossessivo. Remake de L'imboscata (1939) di Robert Siodmak.