La storia della Principessa Splendente
Kaguyahime no monogatari
2013
Netflix
Paese
Giappone
Generi
Animazione, Fantasy, Sentimentale
Durata
137 min.
Formato
Colore
Regista
Isao Takahata
Un anziano tagliatore di bambù trova in una pianta una minuscola principessina. Decide di allevarla insieme alla moglie: la bambina diventa presto una splendida fanciulla e i genitori adottivi la crescono come se fosse una nobildonna di città.
Tratto dal racconto popolare giapponese Taketori monogatari (letteralmente: “Il racconto di un tagliabambù”), La storia della Principessa Splendente è una delicata poesia in bilico tra fiaba e sguardo storico sul Giappone delle geishe e dell'aristocrazia feudale. La storia di Principessa contiene infatti una lucida analisi sulla figura femminile in un'epoca in cui non esisteva individualità e la donna era considerata un oggetto ornamentale da possedere: una bambolina priva di personalità e vitalità. Impreziosita da uno splendido tratto acquarellato che riprende la tradizione artistica nipponica, la pellicola rappresenta un colto e raffinato sguardo su un Paese affascinante ma pieno di contraddizioni, dolce e amaro, sensibile e brutale al contempo. Isao Takahata, già autore dello straziante e bellissimo Una tomba per le lucciole (1988), si conferma uno dei cineasti più interessanti della scuderia Ghibli e, a differenza di altri suoi colleghi, mantiene uno stile totalmente personale che poco o nulla ha a che vedere con la lezione, preziosa ma a tratti ingombrante, del maestro Hayao Miyazaki. Le sequenze oniriche (il sogno di Principessa; la danza con l'amico Sutemaru; il finale) raggiungono vette struggenti a cui resistere è praticamente impossibile. Dallo stesso racconto è stato tratto anche Princess From the Moon (1987) di Kon Ichikawa.
Tratto dal racconto popolare giapponese Taketori monogatari (letteralmente: “Il racconto di un tagliabambù”), La storia della Principessa Splendente è una delicata poesia in bilico tra fiaba e sguardo storico sul Giappone delle geishe e dell'aristocrazia feudale. La storia di Principessa contiene infatti una lucida analisi sulla figura femminile in un'epoca in cui non esisteva individualità e la donna era considerata un oggetto ornamentale da possedere: una bambolina priva di personalità e vitalità. Impreziosita da uno splendido tratto acquarellato che riprende la tradizione artistica nipponica, la pellicola rappresenta un colto e raffinato sguardo su un Paese affascinante ma pieno di contraddizioni, dolce e amaro, sensibile e brutale al contempo. Isao Takahata, già autore dello straziante e bellissimo Una tomba per le lucciole (1988), si conferma uno dei cineasti più interessanti della scuderia Ghibli e, a differenza di altri suoi colleghi, mantiene uno stile totalmente personale che poco o nulla ha a che vedere con la lezione, preziosa ma a tratti ingombrante, del maestro Hayao Miyazaki. Le sequenze oniriche (il sogno di Principessa; la danza con l'amico Sutemaru; il finale) raggiungono vette struggenti a cui resistere è praticamente impossibile. Dallo stesso racconto è stato tratto anche Princess From the Moon (1987) di Kon Ichikawa.
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