Synonymes
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2019
Paesi
Francia, Germania, Israele
Generi
Commedia, Drammatico
Durata
123 min.
Formato
Colore
Regista
Nadav Lapid
Attori
Tom Mercier
Louise Chevillotte
Quentin Dolmaire
John Sehil
Yoav (Tom Mercier), giovane israeliano, arriva a Parigi per cambiare vita, deciso ad abbandonare completamente le sue radici. Fin dalle prime ore nella capitale francese, però, le cose non vanno come aveva preventivato e si ritrova vittima di diverse situazioni imprevedibili.
Cinque anni dopo The Kindergarten Teacher (2014), di cui è stato realizzato il remake americano Lontano da qui (2018), il regista israeliano Nadav Lapid torna dietro la macchina da presa per un film profondamente sentito e personale, che prende spunto dalle sue esperienze dirette. Quella di Yoav in Francia è una tragicomica esperienza per scappare da tutto ciò che il suo paese natale rappresenta per lui: i genitori, le tradizioni e soprattutto la lingua, dato che d’ora in avanti vuole parlare soltanto francese e per questo si esercita tanto con un dizionarietto che porta sempre con sé. Gli spunti sul tema dell’identità sono interessanti, ma il film si perde a causa di una sceneggiatura ridondante e prolissa, accompagnata da una messinscena profondamente incerta, in cui la cinepresa a mano si alterna con inquadrature più statiche. Non bastano le tante citazioni, che toccano anche Ultimo tango a Parigi (1972) come l’appartamento vuoto dell’inizio o il cappotto che indossa il protagonista, e qualche sorriso che il film può strappare di fronte a un disegno d’insieme piuttosto grossolano. Le sequenze scritte malamente infatti abbondano e i tanti spunti politici alla base della vicenda non vengono trattati con il giusto spessore. Presentato in concorso al Festival di Berlino, dove ha ottenuto un generoso e immeritato Orso d'oro.
Cinque anni dopo The Kindergarten Teacher (2014), di cui è stato realizzato il remake americano Lontano da qui (2018), il regista israeliano Nadav Lapid torna dietro la macchina da presa per un film profondamente sentito e personale, che prende spunto dalle sue esperienze dirette. Quella di Yoav in Francia è una tragicomica esperienza per scappare da tutto ciò che il suo paese natale rappresenta per lui: i genitori, le tradizioni e soprattutto la lingua, dato che d’ora in avanti vuole parlare soltanto francese e per questo si esercita tanto con un dizionarietto che porta sempre con sé. Gli spunti sul tema dell’identità sono interessanti, ma il film si perde a causa di una sceneggiatura ridondante e prolissa, accompagnata da una messinscena profondamente incerta, in cui la cinepresa a mano si alterna con inquadrature più statiche. Non bastano le tante citazioni, che toccano anche Ultimo tango a Parigi (1972) come l’appartamento vuoto dell’inizio o il cappotto che indossa il protagonista, e qualche sorriso che il film può strappare di fronte a un disegno d’insieme piuttosto grossolano. Le sequenze scritte malamente infatti abbondano e i tanti spunti politici alla base della vicenda non vengono trattati con il giusto spessore. Presentato in concorso al Festival di Berlino, dove ha ottenuto un generoso e immeritato Orso d'oro.
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